venerdì 31 ottobre 2008

Ore 21, l'ora delle Streghe!



Allora Halloween, una festa divertente, innocua, che prevede la solita disparità tra le classi sociali dei bambini: a seconda del vestitino che si mettono, si capisce se hanno genitori miliardari o poveracci! In realtà è sufficiente uno straccio nero sulle spalle e un po’ di occhi cerchiati con il kajal di mamma e via per le strade della città a chiedere “dolcetto o scherzetto?”. Questi bambini sono struggenti a vederli per le vie di Sutri, perché è ovvio che questa festicciola ha senso solo se stai in un piccolo paesino, mica a Roma, dove vai in giro? con gli autobus che ti mettono sotto, di sera tutti neri non li vedi, al limite si può andare per condomini. Non parliamo delle feste, patetiche... Insomma arriva il bambino:
- Dolcetto o scherzetto?
- Amore... Scherzetto, così impari! Non te lo do il dolcetto!
Gli do una vecchia caramella al miele Ambrosoli scaduta o meglio una bella Rossana che ti si attacca ai denti così non parli più te ne ritorni subito a casa che fa freddo, vattene via! Che t’ammali!
Invece Halloween può diventare una fantastica occasione per organizzare una serata di un certo tipo: ore 21, l’ora delle streghe!
Sono le 21 ora italiana e mentre sto preparando la cena suona il citofono, è arrivata la ragazza che stavamo aspettando, la mia strega preferita, e se lei è in palla suonerà anche alla porta, tu chiederai, “chi è?” e lei dirà “Dolcetto o scherzetto?”
Dolcetto, amore, dolcetto... che serata ragazzi! Perché lei è vestita da strega, un pantacollant nero aderente come una seconda pelle, e stivaloni neri tacco 18 sopra il ginocchio, dolcevita nero aderentissimo e un basco, mica il cappellaccio! Ovviamente avremo preparato un risottino alla zucca, così rispettiamo la tradizione, con 4 etti e mezzo di parmigiano, se no non sa di niente! In casa solo candele lunghe e strette, non basse e tozze stavolta, però solo quelle, quindi prima si va da Ikea e ne compriamo 10 scatole e le accendiamo tutte! Quindi 100 candele tutte accese, si stappa lo champagne in una boule piena di ghiaccio, ridotto in poltiglia col martello, nella quale saranno immersi anche i flute enormi che riempiremo facendo cadere esageratamente lo champagne apposta anche sulla poltiglia per spreco, pronti a un brindisi lentissimo con lei che ti fa la gatta... ti sfondi di risotto e champagne tutta la sera e poi si vola insieme verso l’alba del primo novembre... Adoro Halloween!

martedì 28 ottobre 2008

Regole per la convivenza



Amici, prendete appunti perché potranno allungarvi la vita, sentimentale! Qui si danno le regole per la convivenza, per far si che duri. In quanto io sono in grado di dirvi quali sono le 3 cose che hanno assicurato un amore duraturo a coppie ottuagenarie ancora in vita. Primo posto i soldi! Nel senso che entrambi i componenti della coppia ne avevano ed erano indipendenti uno dall’altra. Ergo fine del teorema due cuori e una capanna, non funziona, quelli li lasciamo ai film “A piedi nudi nel parco” anche se è bellissimo purtroppo.
Secondo posto l’età. Mai più di 8 anni di differenza e comunque lui più grande di lei... e vabbè... Terzo posto, e adesso ci facciamo due risate, 8 interessi su 10 in comune, ci rendiamo conto, mica 3 o 4, ma 8!... Quindi parliamo di idee politiche in comune, oppure gusti decisivi, come chi ama i gatti sposi chi ama i gatti, chi ama i cani sposi chi ama i cani, l’oroscopo pure, aggiungo io,è importantissimo, più vai avanti e più te ne rendi conto!
Una convivenza va decisa a tavolino, non così su due piedi. Ecco perché vanno abolite le frasi tipo “lascio due cose qui, così le ritrovo la prossima volta...” NO! MAI! Un’altra frase va evitata e dovete scappare non appena la sentite per la prima, primissima volta, la parola stregata è “SPAZZOLINO”. Non si può, non si lascia, non lo voglio vedere manco morto, offro io uno spazzolino MONOUSO!
E veniamo alla casa. Non si ospita, nessuno va dall’altro essere umano. Se ne prende una nuova insieme. Ma con parti in comune e parti singole, tutto deve essere stereo, non mono. Quindi due linee telefoniche fisse, ognuna con collegamento internet separato, due computer diversi, due stampanti diverse, tutto con password blindata e di sicurezza tripla WEP, WAP, nemmeno da ubriachi dovrete mai rivelarla, per evitare tentazioni, quante storie sono finite per questo motivo? Tanto vale non rischiare...
Poi due camere da letto separate con bagno personale e studio per lavorare e tv dedicata, solo il salotto e la cucina saranno spazi in comune, dove fare pace dopo le inevitabili litigate. In questo modo si evitano tutti i piccoli litigi che sono i massimi responsabili delle rotture sentimentali, ricordate amici che sono proprio le piccole cose che minano un rapporto dalle fondamenta, mai le cose grosse, insomma su un tradimento, una bugia, un’omissione ci si passa sopra, ma sul dentifricio è impossibile!
Se putacaso arrivano i figli, basta che si cambi casa con un’altra stanza con bagno per ognuno di loro! Insomma non è semplice, e la regola alla fine è una sola: appartamenti separati e ognuno coi figli suoi! Così se la storia finisce il problema è solo entrare nel bagno e vedere un oggetto, uno zombi, uno scheletro, un fantasma: lo spazzolino, che si butterà subito senza guardarlo. Porta male.

lunedì 27 ottobre 2008

Cosa fare con 100 milioni di €



Sono uscite nei giorni scorsi svariate idee su come spendere questi soldi vinti con il Super Enalotto: una di queste era l’acquisto a Beverly Hills della magnifica villa de “Il Padrino” per 100 mln tondi tondi, ma è ovvio che non si può essere così cretini da spendere tutto in una botta sola, no? Ve lo dico io invece come si fa, innanzitutto chiarezza: la cifra va divisa, così diventa più facile gestirla e va divisa per 5, ergo 5 gruppi da 20 mln per uno.
Primo gruppo: per lavarsi la coscienza bisogna fare beneficenza così stai tranquillo, non ti rimproveri niente e potrai spendere il resto con leggerezza. Si prendono 10 amici e gli si regala con bonifico 2 milioni ognuno, si spera che siano amici già con famiglia e con qualche pensiero. Ovviamente prima di fargli il bonifico gli fai firmare un foglio con il quale s’impegnano a non farti mai più una richiesta di un euro per tutta la vita giustificandola col fatto che “ho sbagliato investimento” oppure peggio “non sai che m’è successo!”
Non lo voglio sapere, ciao! Ti ho aiutato, adesso basta.
Secondo gruppo di 20 mln. Casa tua, se non ti piace quella dove vivi ovviamente la cambi e te ne compri una di tuo gradimento, ma attenzione a non superare i 100 mq a testa, altrimenti diventa troppo grande e poi ti rompi. Se invece casa tua ti piace, ci stai bene, il portiere è simpatico, ti sei abituato ai negozi, al panettiere che ti da il pezzetto di pizza “ciao bello!” e così via, il consiglio è quello di allargarsi, ti compri gli appartamenti contigui, specie quelli dei vicini antipatici che di colpo diventeranno i tuoi migliori amici, li fai ridere, gli offri non il doppio ma anche il triplo di quello che vale casa loro, a un patto: “Ve ne andate stanotte, ok? Dormite in un bel residence e via... ok?” Con un assegno circolare in bocca scompaiono in un secondo e tu il giorno dopo cominci i lavori, fantastico, senza polvere, perché stai dentro casa tua e i muratori ovviamente nemmeno disturbano te con gli orari perché gli dici tu a che ora devono cominciare. Poi quando casa nuova è fatta te ne vai lì e cominci i lavori in quella vecchia...
Terzo gruppo: fin troppo facile, viaggi in prima con gli alberghi belli ma non esagerati, devi andare in quelli dei vecchi, la solita regola, quelli comodi, insomma i vari Grand Hotel del mondo, la cosa divertente è rifare le stesse cose mille volte, tipo “Mamma mia lo voglio rivedere pure stasera”, “ma l’hai visto oggi pomeriggio alla pomeridiana?” “E che mi frega? Lo rivedo!” Oppure, “Mannaggia ho dimenticato i guanti in albergo a Parigì, vabbè li vado a riprendere stasera così mi compro pure il brie che mi è finito!” Insomma piccole cose, non ti devi montare la testa, alla fine devi fare sempre la stessa vita, le stesse commissioni...
Quarto gruppo: l’amore! Conosci una che ti piace che deve essere carina, semplice, non una aggressiva difficile da gestire e la devi sedurre con due lire, per vedere se regge la povertà, gli stenti, se lei supera l’esame di indigenza, poi le dici la verità e NON vi sposate, te la porti nella casa da 100 mq per uno...
Quinto gruppo: ho pensato al mio futuro e faccio una donazione alla Casa di riposo Lyda Borelli degli Artisti a Bologna, così stiamo tranquilli tutti, perché se nonostante 100 mln ti va tutto male, almeno un lettino e un maccherone ce lo meritiamo, no?
PS: nella foto, la ragazza carina cui voglio fare provare un po’ di stenti...

giovedì 23 ottobre 2008

Come s'incassa un SuperEnalotto



Premessa importante, personalmente non ho voglia di controllare a mano le uscite, numero per numero, stai lì con la lente da tavolo comprata da Carmignani, quella in tartaruga pesante tipo Sherlock Holmes, anche perché porta male. Perché come dice Vittorio De sica nel Conte Max:
- Né gioia né dispetto devono trasparire dai tuoi lineamenti, freddo, impassibile, distacchèto. Ecco il segreto del vero signore: stare al tavolo da giuoco come se non rischiasse nulla.
- E se perde?
- Pfh!... nessuno se ne deve accorgere... (foto)
Ecco che quindi non saremo certo là sul giornale al mattino a controllare se abbiamo vinto, spizzando i numeri come carte a briscola ma con un paio di guanti in pelle tamburata presi da Viganò, vicino al Teatro Quirino, andremo alla ricevitoria più vicina a casa pronti alla sentenza. Ovviamente il più delle volte il risultato sarà “ricevuta non vincente”, qualche volta puoi aver fatto 3, e vinci i soliti 12 euro, però puoi fare anche 4, o 5 e già ti prendi 44000 euri, la macchina suona e il proprietario potrebbe urlare:
- Hai vinto, hai vinto!
- Pardon?
A quel punto sangue freddo: “la ricevuta prego” e te ne vai. Vi ricordo che fino a 5200 €, si può ritirare presso la stessa ricevitoria dove hai giuocato la scheda.
Ma mettiamo il caso che si faccia 6 o il 5 più 1. Di questi tempi, per non leggerlo sul giornale, bisogna andare a controllare all’alba per evitare che ci sia gente all’interno, che possa sapere della tua vincita milionaria. Si esce, dopo aver giuocato un'altra volta, comunque, per sicurezza, e a denti stretti gli dite “Attenti a dirlo in giro altrimenti non mi ricorderò di voi, capito? State zitti e ci sarà una ricompensa!” si esce e si va con un taxi, leggendo il giornale, dal tuo notaio, si entra e le signorine ti diranno:
- Buongiorno, desidera?
- Volevo vedere il notaio...
- Ha un appuntamento?
- No.
- Allora niente!
- Lo aspetto...
- Non so se potrà riceverla...
- Non importa, non ho niente da fare...
e NON VI MUOVETE DA LA, quello è l’unico posto sicuro di tutta la città in quel momento. Quando il notaio arriva, non muovetevi, sarà lui a chiamarvi. Le signorine chiederanno anche il motivo della visita durante l’attesa, e voi gli direte che volevate salutarlo, che era tanto tempo, eccetera...
Quando vi riceverà, voi tirate fuori il portafogli e gli mettete sul tavolo la ricevuta fatto! Pensa a tutto lui. In 120 giorni vi dirà lui il numero del conto sul qualr troverete la vostra vincita. Come spenderla ne parleremo in seguito ma adesso tocca vincere. Che ce vo’?

mercoledì 22 ottobre 2008

Il lento della nostra vita!



Il brano perfetto per rimorchiare alle feste di classe del sabato pomeriggio era un pezzo preso da un album del 1975 dei Pink Floyd, scritto da David Gilmour, Roger Waters, Richard Wright. La proprietà di questo disco era dei fratelli maggiori che avevano paura che glielo rigassimo con la puntina. Ma perché si aspettava questo pezzo alle feste ? Primo, perché era lunghissimo, durava 13 minuti e 40 secondi, secondo perché in quei 13 minuti e 40 ti dovevi giocare tutto con la vittima, e cioè quella poveraccia della tua compagna di classe che non sapeva, o forse sperava, vallo a sape’, che le sarebbe toccato l’approccio più sfrenato di tutto il pomeriggio, perché poi queste feste erano di pomeriggio, con la luce, e infatti tutte le serrande, le tapparelle, le persiane di casa, le tende, tutto veniva chiuso per rendere più torbida, erotica, peccaminosa, l’atmosfera. Siamo quindi in una dark room ante litteram, tutti sudati, con questi maglioni con scollo a V di Benetton. Quindi tutta la casa al buio eccetto una stanza: la cucina, dove c’era Nonna che metteva le pizzette di Ruschena al forno a scaldare e si chiedeva:
- Ma che musica è questa di questi drogati?
Che se ci pensi, per una volta aveva ragione... perché un album con la copertina di quello che la giacca gli prende fuoco, la puoi concepire solo se sei tossico dentro!
Comunque cominciava questa musica e tutti scattavano in piedi per fare a quelle ragazze sedute sul divano a fumare le Merit o le Multifilter, non facevano male, o le Mildesorte con il climazone
la fatidica domanda:
- Balli?
E cominciava questa “nenia” che non finiva più perche tutti noi aspettavamo lo scoccare del 4 minuto, dove arrivavano 4 note che dovevano cambiarti la vita: o la prendevi e la stringevi sui fianchi (cercando di dissimulare quello che accadeva senza il nostro controllo...) con queste note o non lo facevi più!
È fatta! Ci sta! Ci sta, dopo le chiedo se andiamo in camera o se se si mette con me! Che ci diamo i baci, che alla ricreazione stiamo insieme, che le faccio il regalo al compleanno, che lei lo fa a me, e poi io a lei, che ci aspettiamo fuori perché lei è la ragazza mia, perché io ciò la ragazza e te no, e guai chi la tocca perché poi fa i conti con me, e poi andiamo insieme in motorino, e tutti ci guardano, fuori dal cancello e poi dopo piove, ma non importa, perché quando mi saluterà, avrà tutti i capelli bagnati e sarà ancora più bella, perché non c’era il casco.
E poi passa il tempo, i mesi, gli anni, e quando la rincontri una vita dopo al supermercato vedi che è diventata grassa coi figli brutti, ti viene incontro lei e ti chiede “ti ricordi di me?” No! E te ne vai, e ti dici “meno male che gli piaceva Marco” e tu avevi sofferto come un cane per tre settimane...

martedì 21 ottobre 2008

La dieta di Gianni Morandi



Gianni Morandi un uomo che io ammiro! Il talento smisurato, la bellezza senza fine, come la carriera infinita, il jukebox personale di canzoni tutte belle e famose, ma soprattutto la sua straordinaria forma fisica detenuta da un uomo che ha passato già i suoi 30, ma anche i suoi 40, ma anche i suoi 50, ma anche i suoi 70? No... va bè...
Ma è ovvio che dietro questa smagliante forma fisica c’è una dieta, per la quale sono stati chiamati a consulto il Prof. Migliaccio, il Prof. Ticca, e il Prof. Del Toma, che non si erano mai conosciuti, ma per Gianni questo e altro...
Amici di Pagine Rossi sono in grado di svelare la dieta di Gianni Morandi insieme a qualche sua regola di vita:
- sveglia alle 6, un bicchiere d’aqua distillata senza la c, ve lo dico subito, è più leggera, non acqua, ma aqua, leggerissima, già nel nome e via per la prima corsetta nella bassa tra le nebbie e i lupi che ululano...
- al ritorno una tazza di cafè, con una sola f, una spremuta d’aranca, senza la i, così senza motivo, una cantatina sotto la doccia, così per sciogliere, poi la lettura dei giornali, una telefonatina a Mogol per parlare di formazioni del fantacalcio, un po’ di mail...
- pranzo, petto di polo, con una l, grigliato a raggi infrarossi, nulla tocca queste sottili striscioline di polo che rimangono sospese in aria mentre vengono bombardate da radiazioni a infrared, una insalatina di nome e di fatto costituita da una julienne di carote, indivia belga a foglia nana, e una manciata di rughetta o rucola che dir si voglia sminuzzata da una sciabola di Toledo, una nuvola di olio d’ulivo appena premuto e una goccia di limone di Pantelleria, provenienti dalla limonaia personale di Giorgio Armani.
- pomeriggio, una pennichella di 22-23 minuti che permette a Gianni di mandare qualche sms così assopito...
- seduta pomeridiana di corse, pesetti e piegamenti: diciamo che è il clou della giornata.
E la sera, bè la sera si esagera, la cena prende un po’ la forma del convivio, arrivano gli amici di Gianni a casa, si chiacchiera, si beve, è il momento in cui Gianni assume i carboidrati, scende il silenzio a tavola, arriva il piatto di Gianni, tre tipi di pasta, tre variazioni di semola, nella fattispecie un rigatone, un pacchero e un fusillo, marche diverse per ogni tipo, ma un solo sugo: quello di un pomodoro appena colto e appena scottato, una foglia di basilico frullata e un chicco di parmigiano. Dopo un bicchiere di aqua mineralizzata e una partita a scopetta Gianni va a dormire...
PS: ho raccontato oggi a Morandi questa dieta e gli ho chiesto che ne pensasse:
- Riccardo, che vuoi che ti dica? M’è venuta fame!

lunedì 20 ottobre 2008

I wanna know you!



La scuola di ballo, il corso di scrittura creativa, la cena matta nel locale strano, marocchino, .. oppure peggio:
- Andiamo a pattinare? Così, tanto per fare una cosa diversa!
No! La cosa diversa non si fa mai, mai, ci sarà un motivo perché in 40 anni non ci sono mai andato al palaghiaccio, no?
Li hai visti mai tutti quei mariti o maritandi che devono, devono andare a pattinare? Dopo la terza caduta, si prendono tutti in giro:
- Anvedi, ma che non sai pattina’?
Come lo dicono cascano loro un secondo dopo, e un quarto d’ora più tardi, tutti gli uomini si levano i pattini e si mettono a parlare di calcio, quindi serata inutile. Si divertono solo le mogli che invece sanno pattinare benissimo, perché ci hanno già portato tutti i loro ex fidanzati...
Fatto sta che dopo un corteggiamento più o meno serrato, scatta finalmente l’invito a cena dove almeno ci parli un po’... Ma basta solo vedere che non sa ordinare, (come in pizzeria per esempio quelle che vogliono il menù, chiamano il cameriere, ci parlano un’ora e poi ordinano una margherita) per capire che non è nemmeno lei la ragazza giusta. Apro parentesi: leggetevi “La donna giusta” di Sandor Marai, Adelphi editore, un libro pazzesco, c’è molto da imparare, lui nobile lascia la moglie e si mette con la sua cameriera e poi la sposa, non so se mi spiego!
Scelta ristorante: “Andiamo a cena? Certo! Dove?” Al posto trendy nuovo, pieno di gente interessante, con gli arredi moderni, eleganti, di design, con questi nuovi menù fusion, con i piatti di marmo pario e le posate di titanio, la musica di sottofondo sempre etnica al volume giusto che non disturba diffusa da altoparlantini di platino. Però le cameriere sono tutte bonissime e ti mettono sempre in imbarazzo con la ragazza che hai portato a cena, perché sono molto più belle di lei e l’occhio ti casca sempre nella sua scollatura quando ti porge il menù.
Durante la cena scopri che non c’è un argomento in comune, e allora finalmente pensi:
- Ma io con questa che c’entro?
Niente! E infatti che fanno? Se la sposano, è evidente altrimenti come ci si spiega questo costante aumento di divorzi? Sono tutti matrimoni sbagliati!
Come quelli che ti dicono:
- Bè ormai dopo 3 anni, che faccio? O la lascio o la sposo...
La devi lasciare, perché tanto si sa, l’amore dura tre anni!

giovedì 16 ottobre 2008

Serata plaid



Colonna sonora questo pezzo di Barbra Streisand “I’m in the mood for love”, si illumina casa con qualche candela accesa, meglio basse e tozze che alte e smilze, e si profuma, non con gli incensi che fa subito india tossica strafatta ma con una bella essenza da mettere nella Lampe Berger (una qualunque a base di ambra...)
Lei citofona, le spieghi come salire e ti prepari dietro la porta, mai lasciare la porta aperta, ti metti dietro. Non appena lei suona, conti fino a 5 e gliela apri e con voce melliflua la saluti:
- Ciao...
Lei dirà “scusa il ritardo” e tu “ma figurati...” invece la vuoi ammazzare, parentesi, quando ho conosciuto George Clooney gli ho chiesto quale fosse il trucco per accogliere comunque con un sorriso una ragazza che è in ritardo e lui mi ha detto “prima che arrivi mentre l’aspetti, ti devi fare un drink grosso così e vedrai che quando arriva ti verrà sempre da ridere!” (lo credo: Clooney pensa a tutte le altre che può chiamare e che stanno fuori dal cancello di Villa Oleandra a Laglio urlando per entrare al posto di quella che osa ritardare...)
Comunque lei entra e tu le toglierai il cappotto: “accomodati!”.
A quel punto se lei come prima cosa non dice “Che casa carina”, sei autorizzato a tenerle il muso per 20 secondi, e non gliela fai vedere manco se te lo chiede per favore. Passati i 20 secondi le offri da bere, se lei dice “no grazie”, hai buttato una serata, perché sarà sempre in salita, hai sbagliato ragazza, sei un cretino! Se invece subito ti dice “che bella casa” e quando le offri un bicchiere di vino lei ti dice, “oh sì grazie, avevo proprio bisogno di rilassarmi” sei autorizzato a innamorarti all’istante, probabilmente è la donna della tua vita...
Perché il trucco per andare d’accordo nella vita, è che ci deve essere sempre una ragazza che ti dice sempre si. La serata può quindi proseguire con una bella cena, monopiatto, cioè un primo e un’insalata, e il vino, lì ci deve essere sia il bianco che il prosecco gelato di freezer, o il rosso aperto un’ora prima. E comincia la seduzione, cucinando. L’uomo non deve fare altro, e lei deve guardarti mentre compi il gesto più alto d’amore che un uomo possa fare, cucinare per una donna. Quindi mentre spadelli uno spaghetto pomodoro e basilico e glielo servi in un piatto Wedgwood, quelli della Regina Elisabetta per capirci, lei pensa le cose più belle di te, “vedi? questo cucina pure!”. Dopo cena siamo arrivati al divano comodissimo, quindi parliamo di una seduta profonda almeno, almeno 80 cm, meglio 90, il ginocchio non deve essere scoperto sotto, il sedile lo deve accarezzare e quindi lei sarà tentata di togliersi le scarpe... Ma non è ancora goal, un attimo: lei deve fare ancora il gesto, stupendo, di simulare quel freddino postprandiale, tu avrai già pronto a tiro di avambraccio il plaid di cachemire Elgin, ovviamente blu notte, e glielo butti sopra coma una nuvola calda di vapore profumato all’acqua di colonia imperial wasser. Avremo già preparato un dvd musicale di Barbra Streisand, se le piace bisogna avere il coraggio di mettere Michael Bublè, “Me and Mrs. Jones” per chiederle di ballare. Lei non potrà rifiutare. E di colpo sarete nel film, non sarete più veri, ma dentro una sceneggiatura stupenda scritta da me. Dopo aver annusato i suoi capelli che avrà lavato con il balsamo Revlon e lei avrà avvertito il Woolite del nostro pulloverino a maglia inglese, vi guarderà da sotto in su come un uccellino spaurito e lì vi avvicinerete come George Clooney con il sorriso più warm della vostra vita. Che ci vuole?

Pubblico e menù



Oggi è giovedi. Quindi gnocchi si direbbe, invece oggi è un giorno buono per andare a teatro, perché ci sono i CRAL che riempiono, l’attore è contento di vedere la platea pienotta, è il giorno in mezzo alla settimana, non è di qua ne di la, e infatti ti mangi gli gnocchi, perché non sai che mangiarti... A differenza del venerdi... pesce! Ma a teatro il pubblico è contratto dall’adrenalina di tutta la settimana lavorativa, e nella fattispecie quelle del venerdi, sono serate organizzate solo dalle mogli che hanno prenotato sia il teatro che la cena dopo, i mariti ci vengono ancora con la grisaglia dell’ufficio e non appena si siedono e si apre il sipario la prima domanda che fanno è: “A che ora finisce?” perché di fatto non gliene frega niente, e guardano subito l’orologio per vedere quanto manca alla spigola che li aspetta da Quinzi e Gabrieli, o quanto manca agli involtini di Santopadre. Io li capisco perché tra l’altro quando ci vado io a teatro, come mi siedo, tac, mi viene fame! Qual è il dramma del venerdi? Gli applausi, che ci sono, ma meno, è il suono di quegli applausi che non mi piace, sono applausi di ferro con quelle belle manone che sbattono...
Il sabato trippa! Hanno dormito un po’ di più, sono più rilassati, è il giorno dove incassi di più, insieme alla domenica (pollo con patate), ci sono tutte le madri degli amici tuoi che vengono a teatro un’ora e mezzo prima perché hanno paura di fare tardi con l’autobus... È un pubblico calorosissimo, partecipa, ride, applaude. C’è solo l’incubo della caramella, o meglio dello scarto della caramella contro la tosse. Perché le signore per fare piano scartano lentamente, invece il trucco è di corsa, velocemente con le manine rapide da roditore, e poi giù al volo: fatto! Poi viene il martedi: sarebbe notoriamente il giorno più vuoto ma è quello con il pubblico più caldo perché ci sono quelli motivati che proprio vogliono venire a vederti, se vengono di martedi invece di starsene a casa, come pure il mercoledi che è il giorno che preferisco perché ci vengono tutte le ragazze cui non frega niente di vedere le partite di coppa, quelle di cartello pazzesche, dove ci si gioca sempre la vita, secondo il loro fidanzato, che non lo muovi manco a cannonate dal divano, è cucito sopra con un amico della stessa squadra. Però attenzione se c’è l’Italia, in quel caso le mogli sono precettate per la cena che deve avvenire tra il primo e il secondo tempo. Io le ho viste quelle sante donne che al 35 minuto del primo tempo si alzano e chiedono “quanto darà di recupero?” “tre minuti!” gli urlano tutti e loro si regolano per la mezza manica cacio e pepe, che avendo 12 minuti di cottura, deve essere buttata in quel preciso momento, in modo da arrivare in tavola ed essere mangiata in 15 minuti netti prima che riprenda il secondo tempo. Tra l’altro quello è il momento dove le mogli mollano e rimangono a tavola per continuare a chiacchierare mentre i mariti si alzano. Lezione di vita: se non amate tanto il calcio, rimanete con loro, perché è lì che le donne dicono cose meravigliose sulla vita in generale: quello che si impara durante il secondo tempo delle partite della nazionale, non esiste una scuola capace di insegnarlo!
Il lunedi il teatro è chiuso in tutto il mondo, riposo per tutti e infatti che ti mangi? Il minestrone!

lunedì 13 ottobre 2008

Much More 1979



Il 13 ottobre 1979 apre a Roma, in Via Luciani, il Much More, un locale sulle orme dello Studio 54, inventato da Enrico Lucherini, con gli effetti speciali del cinema, lampi, fulmini, pioggia, e addirittura un raggio laser. Venne immortalato dalla sigla di Discoring (notate i titoli).
La tragedia è che il Much More ha aperto in piena tempesta ormonale del sottoscritto, l'età bastarda, non sei né carne né pesce: ti cambia la voce, ti crescono i peli, la barba, tutto irregolarmente, due peli qui uno là, assurdi, senza motivo, l'acne? Ti lavi con tutta quella robaccia, lo zolfo, puzzi tutto, non puoi avvicinarti a una che subito lo sente, allora ti lavi con Topexan, e lei ti tana pure Topexan, tanto lo usa pure lei, ma ovviamente non te lo dice. Ma soprattutto arriva il foruncolo delle 3 e 20, detto anche del sabato, perchè fuoriesce quando vai le prime volte in discoteca, di sabato pomeriggio alle 4, quello è l'orario: e lui esce appunto 40 minuti prima dell'appuntamento che hai con tua cugina, per far vedere che uno straccio di donna ce l'hai almeno là davanti prima di entrare, e insomma stai bene, ti profumi tutto, fai per uscire dal bagno e ti lanci l'ultima occhiata davanti allo specchio e che vedi? Un brufolo piccolo, appena nato, che già ti rovina il sabato della tua vita, perchè poi quando hai 14 anni ti sembra sempre che è quello il sabato che trovi la donna della tua vita in discoteca. È piccolo piccolissimo, e allora ti dici "lo spremo o lo lascio là"?
Lascialo là, lascialo stare, dammi retta! e invece no, ti avvicini allo specchio con la carta igienica, per fare la cosa chirurgica, sperando che sotto ci sia già la pallina di sebo odioso pronta per essere espulsa, e invece non c'è ancora niente, per forza, è nuovo, ma a 14 anni ancora non lo sai, ed esce quell'acquerugiola inutile, allora spremi di più e ti ferisci e diventa una cosa enorme, allora prendi Topexan e lo ributti sopra, brucia tutto, un inferno, e vai in discoteca già tristissimo, becchi tua cugina che manco ti saluta appena ti vede e ti chiede:
- Che hai fatto?
e tu fai finta di niente:
- Dove?
- Ma li, sulla faccia...
- Dove? che ciò?
- Ciài un brufolo enorme, ché te lo sei spremuto?
- No, deve essere uscito adesso...
E subito vedevi la faccia di tua cugina che già non gliene fregava più niente di te perché non avevi messo in opera l’escamotage suggeritole dalla sorella più grande: truccarlo con un po’ di fondotinta, tra il lusco e il brusco della discoteca non si sarebbe visto, se non dopo una pomiciata con lei che te lo avrebbe leccato tutto...
Insomma, si entrava, tua cugina ovviamente spariva su un divanetto un minuto dopo, e quindi non rimaneva altro che spararsi subito la consumazione da solo, tanto per fare qualcosa, tanto per darti un tono con nessuno, lì da solo con il barista... ma per fortuna potevi ballare con Michael Jackson! (Al Jordan dj del Much, apriva alle 16 con l’intro di 35 secondi di “In the Stone” degli Earth Wind & Fire seguita dall’urlo di “Don’t stop ‘til you get enough”).

sabato 11 ottobre 2008

Ma quanto è bello?



E come faccio fino alle 19 ora italiana del 14 ottobre?

mercoledì 8 ottobre 2008

Domani mi sposo!



I matrimoni hanno un solo problema di fondo: durano troppo, nel senso che la festa del matrimonio dura quasi più del matrimonio stesso, infatti di tutte le partecipazioni che ho conservato, 8 su 10 sono già carta straccia, tutti divorzi!
La cerimonia: il prete che parla un’ora con i promessi sposi che non lo sentono e lei si guarda solo il velo, il pranzo esagerato con tutti gli antipasti, due primi, due secondi di pesce, due secondi di carne con il sorbetto in mezzo, i dolci, la torta, il caffè, gli amari e i wiskies che fanno fare promesse pazze a tutti, si sbraca, si allenta la cravatta, si balla male con quel pianista da piano bar tristissimo che odia tutti e che non vede l’ora di andare via e soprattutto il rito più brutto di tutti: la bomboniera! Che è l’oggetto con la vita più breve dell’universo, lo butti appena esci o meglio le regali a tua madre che lo porta in parrocchia il giorno dopo per il mercatino di beneficenza!
Invece, il trucco per fare bene un matrimonio è uno solo: la fretta! Voglio aprire un’agenzia “FAST & FURIOUS!” che permetta di organizzare un matrimonio come quello cui ho partecipato recentemente, il meglio riuscito di tutti: alle 1915 ero a tavola, alle 22 stavo già salutando!
Come si fa? prima cosa questo era un matrimonio adulto, cioè uno di quelli che non finiscono più, (non era di ragazzi di 20 anni che si sposano così, per sport, per scoprire dopo poco che non c’entravano niente l’uno con l’altra), il matrimonio tra adulti è destinato a durare perché hai già fatto tutto quello che volevi, pure i figli. Quindi la cerimonia dura un attimo, tanto hai già dimostrato tutto quello che avresti dovuto prometterti, senza smentite, tipo onorarti, rispettarti, starti vicino sempre eccetera... Già fatto! Via, via, andiamo avanti!
Le foto dopo la cerimonia? Velocissime, tanto hanno tutti la macchina digitale oppure il telefonino, non appena esce dalla chiesa tutti si fanno la foto con la sposa in un secondo. Via! Andiamo a mangiare, ma non il pranzo lucculliano esagerato come quello di prima, no! Quello ragionato che piace a tutti e cioè mille antipasti a base della cosa più buona del mondo: salumi e formaggi col Franciacorta, a BUFFET! NON CON I CAMERIERI CHE SERVONO LE PORTATE, TROPPO LENTO: ci si strafoga di pane. Dopo gli antipasti NON SERVE IL PRIMO, stiamo tutti a dieta, ci siamo sfondati di coppa, salame, prosciutto, parmigiano, pizzetta bianca calda già tagliata maneggevolissima, e litri di prosecco che sciacqua bene tutto: NON VOGLIO IL PRIMO, voglio solo un secondo piccolo, e poi BASTA, vediamo il dolce! Solo pasticcini, sono più carini, li mangi volentieri, allegri, la torta serve solo per il taglio, per fare la foto, la devi fare finta, di polistirolo con la panna sopra (tanto ti mangi solo quella). E poi è divertente tagliarla con i figli che hai già avuto che vedono il muro di flash come al Festival di Venezia. Tra l’altro, la bambina di 5 anni, la figlia dei miei amici, Margherita, stupenda come la madre, oggi comincia la scuola, la prima elementare, e quando le chiederanno: che hai fatto ieri? Lei dirà: stavo al matrimonio dei miei! Già mondana, schicchissima, vede la festa più bella dei suoi genitori, è molto carino, nessuno di noi ha mai visto il matrimonio dei suoi, sarebbe stato bello! Organizzato così.

lunedì 6 ottobre 2008

Mamma mia, che pazienza...



Judy Craymer nel 1983 conosce gli Abba nella lavorazione come producer del loro musical “Chess”, e presa un po’ di confidenza, un giorno gli chiede se gli va di farne un altro intitolato “Mamma mia!” tratto dalle loro canzoni. Loro si prendono un po’ di tempo, e le dicono di si solo nel 1995, appena 12 anni dopo, però a un patto: che trovi lei lo scrittore giusto per il libretto. Lei accetta entusiasta e appena due anni dopo, nel 1997, ne trova una, Catherine Johnson che aveva scritto un po’ per la tv, 51 anni il prossimo 14 ottobre. A novembre dello stesso anno il libretto è pronto, ma a Stoccolma gli Abba e la Craymer si chiudono in riunione. Non è dato sapere quanto sia durata ma il 23 marzo del 1999, cioè 16 anni dopo, finalmente questo show debutta a Londra, un trionfo! Seguito dal debutto nel 2000 a Toronto e poi nel 2001 a Broadway. “Mamma mia!” viene quindi visto fino al 2007 da 30 milioni di persone eccetto me.
A gennaio del 2007 Meryl Streep accetta la parte: “Ma si, che me frega, anche se ciò 20 anni di più della parte”. A giugno 2007 cominciano le riprese a Londra nello studio 007 di Pinewood, a settembre se ne vanno a girare in Grecia, (lo dico sempre che è meglio a settembre il mare, se proprio ci devi andare) e poi, dopo un anno di montaggio esce in tutto il mondo.
Perché racconto tutto questo? Perché la Judy Craymer della foto si era venduta la casa per produrre quel musical. E dopo avere accumulato una fortuna di 67 milioni di sterline, a luglio di quest’anno, col caldo che faceva, si è comprata un appartamento di 700 metri quadri al Plaza per 9 milioni di dollari: vista sulla Quinta e un pezzetto pure di Central Park! Quello che mi fa impazzire è che il suo agente immobiliare, se lo chiami per chiedere dettagli, non risponde al telefono e nemmeno ti richiama: un uomo senza pazienza.

giovedì 2 ottobre 2008

Cure mediche



Tra qualche giorno cominciano i raffreddori e le febbricole d’inizio stagione. Non bisogna traccheggiare come spesso fanno molti anche con una semplice influenza che, se trascurata può facilmente trasformarsi in una bella broncopolmonite. Innanzitutto: differenza tra virus e batterio? Il virus è unicellullare, il batterio è pluricellulare, praticamente un animaletto, un'influenza è supportata da un virus, la polmonite da un batterio.
L'influenza si cura così, prima di tutto NON si deve aspettare il sintomo, ma bisogna intervenire alle prime avvisaglie (la famosa regola “se sembra, è!”, per stroncare subito il bacillo che incombe. Faccio uno starnuto? Non mi preoccupo, però se osa avvicinarsi a me una punta di mal di gola, scateno la RAF. Volo in farmacia, dove quando mi vedono i clienti si allargano e i farmacisti sorridono, e ordino: propolis, in soluzione, 10 gocce subito lì, davanti a tutti direttamente in gola, a casa farò gli sciacqui più tardi; borocaina, caramelle da sciogliere in bocca, una ogni ora, per stare tranquilli; una spruzzata di Locabiotal, per disinfettare il cavo orofaringeo. Il giorno dopo il mal di gola non esiste più, però bisogna continuare la cura anche se non sembra essercene bisogno, per far capire chi è che comanda. Infatti come si allenta la concentrazione, si può scatenare una febbriciattola che può rovinare varie serate. In quel caso antibiotico subito, SUBITO! Quante volte vi è capitato d'incontrare quelli che non prendono un antibiotico manco se li ammazzi, perché dicono:
- No, l'antibiotico mi fa male...
- Perché l'influenza invece ti fa bene?
- No, aspetto che mi passi...
- E se non ti passa?
- Ma sai, io non prendo medicine...
- E allora muori!

mercoledì 1 ottobre 2008

Pranzo di Ferragosto


Perchè vi ordino di vedere questo film: perché le madri finalmente tornano quello che erano prima di fare un figlio, cioè, donne, ragazze e secondo me sono molto più interessanti. Io mi chiedo: ma alle madri, chi gliel'ha chiesto di fare dei figli? Stavano tanto bene, corteggiate, amate, venerate, portate in giro, weekend a Positano, poi tac, il figlio, tutto finito, comincia la caduta libera, non sono più donne, diventano madri che è una cosa tutta diversa.
Quando nasce il figlio, la donna, tua moglie, non è più tale, non è più la ragazza che ha creduto in te, la tua fidanzata storica, (a parte il fatto che non appena rimane incinta diventa immediatamente una santa, intoccabile) ma non appena nasce il figlio, tua moglie diventa semplicemente sua madre!
E come madre si comporta come tutte le madri del mondo:
dimmi perché quando devi uscire dal mare dopo appena due ore e mezza di bagno lei ti deve fare l’ultimatum dalla riva con quelle dita che volteggiano in aria
- allora, conto fino a tre, 1, 2, 2 e mezzo, 3! Esci subito...
Oppure con il motorino, le vacanze, i divieti... Quello che più mi fa rosicare poi è che quando si cresce, scopri che avevano ragione loro, le madri: perché come invece diceva mia Nonna, chi ti fa più di mamma o ti finge o t’inganna!
Il motorino: qanto lo abbiamo desiderato? ... perché se non ce lo avevi eri un soggetto. Oggi però io a mio figlio il motorino NO, MAI, E' PERICOLOSO...
Che diceva tua madre per tenerti buono?
- Guarda niente motorino, però a 18 anni ti regalo la macchina!
Oggi però possono fregarti perché ti dicono subito:
- Allora fammi la macchinetta!
NO, PEGGIO, È ANCORA PIÙ PERICOLOSA DEL MOTORINO: È DI CARTA!
Le madri hanno ragione pure con i primi amici, i compagni di scuola, tutti terribili:
- Mamma, questo è Tommaso...
Un mostro.
- Mamma, ecco Luca...
Un tossico. Ma un bravo ragazzo no?
Ma io non vorrei mai essere padre di una femminuccia solo per un motivo, la prima uscita autorizzata: il padre fa finta di non essere geloso e quando la figlia esce di casa fa il genitore "moderno":
- Allora tesoro, non fare tardi, ma divertiti, papà capisce...
Che capisce? La verità è che lui sbircia dalla finestra per vedere con chi esce la figliola ed è subito dramma dalla semplice vista della macchina di lui:
È una Panda? Oddio è un poveraccio. È una BMW? Massacro del Circeo! Magari sbagli scuola, non impara una parola d'inglese, non fa nuoto, conosce solo gentaccia, si veste male, con la borsa di tolfa, l'orecchino, fuma le canne, e quindi "si droga"!
- Ma che fai, compri l'Unità?
- Eddài ma’, perché tu non la compravi?
- Una volta sola, c'era la cassetta di Alberto Sordi...
Poi il primo viaggio importante dopo la maturità: in Grecia, io non lo farei partire mai! Perchè è ovvio che va con i tossici di prima, mica con quelli carini...
Questo film ti fa riconciliare con le madri, perché ti restituisce una madre per quello che era: una ragazza! Tanto è vero che una ragazza Chiara di 28 anni all’uscita del cinema cosa ha detto? “ Adesso che ho visto loro non ho più paura d’invecchiare!
Andate al cinema questo week end, piove in tutta Italia, vi ordino di andare a vedere il Pranzo di Ferragosto diretto dal genio recitativo (pure) di Gianni Di Gregorio.