mercoledì 31 dicembre 2008
Quando un anno finisce...
Come si festeggia un capodanno? Prima cosa, sia chiaro, non cambia niente, è solo il giorno dopo il giorno prima. Fine. Secondo, sia chiaro, ci siamo divertiti molto di più il 3 aprile o il 13 dicembre, senza guardare che ora era, anche mangiando solo yogurt e frutta, oppure il 7 marzo, il 24 ottobre, il 25 novembre, serate qualsiasi....Quindi la sera del 31 comincia con il discorso del Presidente della Repubblica, sempre, da anni, anche quando ero piccolo, sempre visto, anche oggi, poi chiamo Taddeucci e che gli dico? “equilibrato”: da millenni il discorso del Presidente è equilibrato, solo una volta ho detto “ammàzza, forte!”, era Pertini, quando riconobbe i ritardi degli aiuti ai terremotati, ma quello quando lo risenti? Poi si esce, vestiti normali, normali: è una serata come le altre, solo più brutta e triste, quindi vestiti normali. Non parlo con nessuno che intuisco avere le mutande rosse, a meno che non sia una coniglietta di Playboy che l’ha dovuta mettere per lavoro, visto che era nella torta di una festa cui non parteciperò mai peraltro, quindi... Però è vero che quando un anno finisce si pensa sempre a cosa ci lasciamo dietro le spalle, e si dice una frase sola di augurio: “speriamo bene, speriamo in meglio...” ma siccome siamo tutti vigliacchi, ingrati, e paurosi, in realtà noi speriamo che vada sempre e soltanto meglio, anche se l’anno che si sta concludendo è andato benissimo. E quindi sarebbe più onesto fare un bilancio dell’anno appena passato cercando di pensare a quelle due o tre cose che rimangono. Un amore nato e finito o forse mai iniziato, un rimorso oppure un rimpianto, molto probabilmente una sequenza di errori senza fine, e magari un paio di colpi assestati bene nel lavoro, un amicizia recuperata, e una persa per sempre, una serata che sembrava non finire mai e una che invece è durata troppo poco...
La realtà netta è che ci lasciamo dietro un anno di vita: quando sfogliamo un album di foto notiamo quanto eravamo fichissimi 20 anni fa senza avere la coscienza di esserlo, io vi dico che vale la pena pensare a quando lo sfoglieremo tra altri ventanni e quindi sapere che oggi siamo fichissimi e non ce ne rendiamo conto, quindi comportiamoci da tali. E stupiamo tutti allora, tanto è l’ultimo dell’anno, le difese saranno abbassate, possiamo fare una cosa pazza sapendo che saremo eventualmente perdonati, e quindi non faremo mai una pessima figura: dobbiamo fare la telefonata che ci pesa di più e chiamare tutti quelli con i quali abbiamo un problema in sospeso, e gli diciamo che confidiamo di risolverlo nell’anno prossimo con tutta la nostra volontà! E basta, niente sms a nessuno, tanto verranno ricevuti domani mattina alle 6 e quando verranno letti saranno fuori contesto perché l’effetto alcool è finito! E ricordatevi che la cosa più bella del 31 dicembre è che tra poco sarà comunque il primo gennaio! Auguri!
venerdì 26 dicembre 2008
Cambio regalo!
Oggi 26 dicembre, fatemi fare un augurio a tutti gli Stefani che oggi riceverenno sms di auguri per il loro santo solo dai pazzi che dicono:
- Aho, ma oggi è Santo Stefano, famme vede’ chi ciò in rubrica...
e gli arriva un augurio così, solo perché stanno in rubrica sotto “STE”.
Fatto questo, si passa all’esamina di che cosa si fa oggi, che tradizionalmente è il giorno in cui si fa il bilancio di cosa è stato il Natale appena trascorso. Allora, ieri ci siamo sfondati a pranzo fino alle 4 di pomeriggio, ci siamo giocati la 13a a chemin, e dopo un po’ ci siamo intristiti come una domenica pomeriggio dopo le 5. Oggi aria nuova, si butta tutto, le cartacce dei regali, al riciclo per favore, e si fa la cernita dei regali da cambiare. Primi tra tutti gli oggetti per la casa, schiaccianoci, cavatappi, sottobicchieri vanno portati in parrocchia subito, capi d’abbigliamento con colori sbagliati, si provano a cambiare domani 27, i negozi sono aperti, se vi dicono no, lo portate in parrocchia per i terremotati, che lo butteranno non appena lo vedono. I libri, se vi hanno fatto la dedica, strappate la pagina e lo riportate indietro e non se ne accorge nessuno, cercate di prenderne uno un poco più caro, così il libraio non fa obiezioni e non controlla se per caso avete strappato la pagina con la dedica. Se vi hanno regalato un cd brutto, vuol dire che avete sbagliato a invitare una persona che ancora regala i cd e quindi ve lo tenete apposta e glielo ri-regalate tra due anni, quando non esisteranno più! Se vi hanno regalato un profumo brutto, cattivo, non un classico, ma uno di quelli nuovi, massima attenzione: dovete fingere il massimo gradimento, non appena capite che si tratta di un profumo, agiatate il pacchetto se capite che c’è un liquido dentro è un profumo, e fate finta: "Ma non mi dire che mi ha regalato Eau de Jambon, mamma mia, non sai quanto lo volevo, grazie!”. E lo mettete via senza aprire il cellophane, altrimenti non ve lo cambiano più! Domani lo cambiate con Oyedo aggiungendo una piccola differenza oppure, se già avete il vostro profumo, con la schiuma da barba e le lamette per un anno. E ricordatevi che il regalo più bello è sempre questo: un mio amico alla domanda di cosa regalare a una persona cui non sai cosa fare ha detto
- Ma secondo me se gli metti dei soldi in una busta, la fai sempre contenta!
Auguri!
mercoledì 24 dicembre 2008
Natale da soli!
Ci siamo tra poche ore scatta l’ora x, per l’appunto, tutti a casa comincia il Natale 2008. Tutti insieme, alè! Che pizza lo vogliamo dire, no? Eppure io so che c’è qualcuno che vive nel terrore di passarlo da solo, quindi permettetemi di dare un suggerimento a chi soffre una situazione del genere: soli a Natale? STUPENDO! Il giorno più bello dell’anno. Finalmente una serata in pace, senza nessuno che ti urla nelle orecchie: “papo, papo, mi guardi il disegno?” E poi la suocera che ti da ancora del lei e non gli va mai bene niente della cena:
- È tutto salato! Non si può mangia’, io ciò la pressione alta, come glielo devo dire?
- Eh, ma è per quello che salo tutto, ché anzi vuole un filetto di baccalà fritto?
Tua moglie ti guarda male tutta la sera, e poi c’è il problema di tutti gli altri parenti che, vedendoli una volta l’anno, non si sa mai cosa dirgli, sono degli sconosciuti che girano per casa e basta. Invecchiano e basta, perché li invitiamo? Oppure, peggio, qualsiasi domanda gli fai, la risposta è la stessa:
- Ciao Franco, che mi racconti?
- Eh, tiriamo avanti!
oppure:
- Ciao Franco, ‘sta Roma come la vedi?
- Eh, tiriamo avanti!
Tutti i bambini corrono da ogni parte, scaraventano giù l’albero per la foga di scartare i regali buttando per terra tutta la carta, un inferno, e allora vedete che aveva ragione Riccardo Garrone quando nel film di Carlo Vanzina “Vacanze di Natale” alla fine del cenone diceva:
- E anche questo Natale ce lo siamo tolto dalle palle!
Ecco quindi i consigli per organizzare una bella serata da soli per la sera di Natale. Allora: innanzitutto bisogna volersi bene, quindi bisogna mettere una musichetta di Natale per creare l’atmosfera, ottima “Blue Christmas” che state ascoltando, una bella cena, tutto bello apparecchiato, con una bella candela, rossa, allegra, una bella fettuccina col ragù di carne, ah non si può va bè, allora uno spaghetto, al burro, così va bene; poi un petto di pollo, ah non si può, va bè, una sogliola, lessa, con la mayonnaise, una fetta di panettone o di pandoro, un brindisi col prosecco, allegria! Un dattero, una noce, un mandarino e poi con le cocce una bella tombolata da solo che per una volta sei sicuro che fai tombola. Poi ti metti un bel dvd di un film di Walt Disney, il Brutto Anatroccolo oppure “La vita è meravigliosa” e poi lo vuoi un consiglio? Spàrate!
lunedì 22 dicembre 2008
Il mio Zodiaco
ARIETE: molto testardi, molto stufarelli, anche in amore, vuole sempre altro: se voi con lui state passando un momento d’estasi e vi lasciate andare, magari gli dite “ti amo”, lui dirà “hai i piedi freddi!”. Non vi dovete offendere, no, lo dovete lasciare e basta! E a lui non gli fregherà niente: tanto vale tenerselo. Mina, Marlon Brando, Van Gogh, Karajan...
TORO: lenti, lenti, non gli va mai di fare niente, George Clooney, Abatantuono, Freud, che si è inventato il suo lavoro per stare seduto lui e anche, diciamolo, per far stare seduti i suoi pazienti, e infatti le sue terapie si chiamavano sedute, quelli del Toro molto pigri...
GEMELLI: ecco il segno che più facilmente si perde le chiavi! Amici che vi sposate un gemelli, il primo numero che vi dovete mettere nella memoria del cellulare è sotto la F, non per Fabio, ma per FABBRO. E dovete avere anche il numero di casa del fabbro, perché vi servirà la notte di capodanno alle 3, quando rientrando a casa, vostra moglie avrà perso le chiavi, ma non le sue, le vostre, che le avevate prestato nel pomeriggio quando già aveva perso le sue!
CANCRO: romantici, si sa, dici una cosa carina a quelli del cancro, s’innamorano, generosi fino all’estremo, sono quelli cui gli zingari rubano tutto al semaforo, il legame con la luna è molto intenso infatti Leopardi... Il legame con la madre molto intenso, infatti Armani come ha chiamato la sua barca? Mariù, come la madre, 51 metri di titanio e tek tutta interamente arredata Armani casa!
LEONE: non ti fanno una telefonata manco se t’ammazzi, sono quelli che gentilmente ti dicono “sentiamoci in settimana” tu gli dici “ma non hai il mio numero”, “allora chiamami!”. Sono presi da loro stessi in un modo che lèvati, non sanno mai niente di quello che li circonda: se piove da giorni e gli dici “mamma mia come piove”, loro: “A casa mia, no!”. E infatti De Niro, Fidel Castro, Madonna...
VERGINE, precisissimi, se gli chiedi “dove ho messo gli occhiali?” ti dice “li hai lasciati dal gommista sul bancone vicino alla cassa sabato mattina alle 1130,” “ma io non mi ricordo...” “ma sì quando raccontava della mescola per il bagnato...”. Renzo Piano e Agatha Christie non potevano che essere della Vergine.
BILANCIA: il mio segno preferito, ci vado d’accordissimo, sono equilibrati ovviamente e amano il bello, uno per tutti Caravaggio, magari non era proprio equilibrato però ragazzi, Brigitte Bardot, Mastroianni, Pavarotti, Le Corbusier, John Lennon...
SCORPIONE: il genio assoluto! Le più grandi persone del mondo sono scorpioni Gigi Proietti, Grace Kelly, Bill Gates purtroppo, Maradona, Martin Scorsese, Roberto Benigni, ma soprattutto, fatemelo dire Riccardo Rossi! E poi è un segno che fa molto per gli altri: chi ha a che fare con uno scorpione, prima o poi lo fanno santo!
SAGITTARIO: tutti dicono il segno più simpatico dello zodiaco, e infatti nel momento del bisogno, quando per esempio vi state per sparare, dovete chiamare un sagittario che quanto chiacchiera lui, non esiste nessuno, vi distoglierà talmente tanto dall’ammazzarvi, che ammazzerete lui per non sentirlo più!
CAPRICORNO, amici che odiate i tradimenti, sposatevi con un capricorno, non tradisce mai, non gliene importa niente, ha altro da fare, cioè quello che dice lui. Alla fine di una discussione tra 10 persone, lui se ne esce così: “posso dire una cosa?”. E si fa quello che ha detto lui e basta! Uno per tutti? Mao!
ACQUARIO: non prendete mai un appuntamento con un acquario, arriva prima e se ne va, arriva dopo e non ci siete voi, oppure non arriva proprio, un cane sciolto che come tutti i cani è anche l’amico più fedele della vostra vita, insomma amici si, amanti mai!
PESCI: un anguilla, come sa eludere una domanda un pesce nessuno, ma viva la faccia, gentili, disponibili, gentleman, viva i pesci, soprattutto al guazzetto! E in onore al mio amico Teddisbanded...
Elvis has left the Zodiac
venerdì 19 dicembre 2008
Che vuol dire?
Amore mio,
Che vuol dire se la mattina cerco i tuoi capelli sul cuscino senza trovarli?
Che vuol dire se quando mi vesto scelgo una camicia che non mi sta bene, tanto so che non ti vedrò?
Che vuol dire se al bar ordino il caffè per me pensando a quello che piace a te?
Che vuol dire se quando leggo l’oroscopo sul giornale, leggo prima il tuo e il mio non me lo ricordo?
Che vuol dire se quando ordino un piatto di pasta penso alle tue verdure?
Che vuol dire se per strada avverto il tuo profumo, ma purtroppo solo lui? E se inseguo quella donna per chiedere se ho indovinato lei mi risponde male: “ma chi è lei, che vuole?”
Che vuol dire se ripenso ai tuoi difetti e scopro che sono proprio quelli che di te mi mancano di più?
Vuol dire che penso a te
anche se non vorrei
ma io so che tu ci sei
e anche se scappi
o di qui o di la
il nostro amore non finirà...
Quando tutti mi chiedono di te,
il giornalaio e il barista,
il macellaio e il farmacista,
io so che la mancanza di te è così:
prende il volo da un piccola pista,
ma il viaggio è lungo e l’arrivo lontano
come il nostro amore ormai privo di vista.
Che vuol dire se l’altra sera al garage aprivo la porta della macchina per farti salire, ma tu non c’eri?
Che vuol dire se al restaurant ordinavo per due, ma tu non c’eri?
E che vuol dire se poi a teatro avevo due posti, ma tu non c’eri,
e il mio cappotto mi ha tenuto compagnia?
Vuol dire solo una cosa:
che te ne sei annàta!
giovedì 18 dicembre 2008
All by myself, è il caso di dire!
Mi è rivenuto in mente un sabato pomeriggio lunghissimo, che non finiva più perché non cominciava il buio, e a me serviva disperatamente, perché io avevo deciso insieme ai miei amici che dovevo “dichiararmi” per la prima volta in vita mia a una ragazza, da solo non ce l’avrei mai fatta, era un comitato composto da svariati amici maschi che già erano passati dal guado! Comunque, sarei dovuto andare da solo, DA SOLO, non tutti insieme, ci vuole coraggio per chiederle se ci mettevamo insieme, così, senza nemmeno sapere perché. Poi l’ho capita questa storia: in realtà era una dichiarazione, non una richiesta, bastava dire “Tu mi piaci” e buonanotte, poi si vedeva... invece purtroppo, equivoco, richiesta di “mettersi insieme”, di fidanzarsi. Avevo fatto tutte le prove di frasi preludio, di premessa tipo ”senti, ti volevo chiedere una cosa”, oppure “senti, ti volevo dire,” oppure “senti, io volevo sapere se per caso” e poi il finale “ti volevi mettere con me!”. Bisognava scegliere il momento adatto, quindi il buio, il lento sotto che per fortuna era questo, tra l’altro ispirato al 2° Concerto per pianoforte e orchestra di Rachmaninov, e vado. Lei era la dj del momento, nel senso che stava davanti allo stereo, il giradischi era un Thorens, quello con il peso piccolo rotondo attaccato dietro al braccetto, l’amplificatore un Luxman, e il disco era ovviamente un 45 giri, (quello che state sentendo adesso) lei si dava un tono, armeggiando con gli alti, i bassi, (altro non poteva fare mica c’era la consolle), aveva una Fruit of the Loom e sopra un pullover a V beige di Benetton, stupenda, io con una camicia a righe, americana, usata, comprata al mercato di Latina, sudatissimo, la voce rotta, le mani una triglia. Mi avvicino e dico: “Senti, io ti volevo chiedere una cosa”
- Cosa? fa lei e in quel momento la musica finisce! Ma proprio adesso?? Il silenzio scende di colpo, tutti si girano a guardarmi, io mentre muoio, con la mano tremolante prendo il braccetto e malamente lo rimetto a casaccio sul disco (e meno male che era un Thorens, quelli non avevano il ritorno automatico e quindi non si spegnevano mai). E ho quindi potuto proseguire il monologo con lei che m’incalzava: “Dicevi?”. Che poi lo sapeva benissimo, lo sapevano tutti che io alle 1730 sarei andato da lei, la classe, la scuola, perfino il portiere dello stabile dove c’era la festa lo sapeva, il postino, tutti, era un argomento di quartiere, “ma che oggi Riccardo glielo chiede? me sa de si...”. Solo io non lo sapevo, insomma io riprendo il discorso e dico testualmente:
- IO VOLEVO SAPERE SE POSSIAMO METTERCI INSIEME”
E lei mi ha risposto: “Non è possibile!” Io non ho chiesto perché, mi andava benissimo così, non ho insitito, se è impossibile, sarà successo qualcosa, magari non può, non ha tempo, i genitori non vogliono, è malata, io non posso mica farci niente, mica è colpa mia, che ne so io, che volete da me. Però mi sono premunito e ho detto subito:
- Però rimaniamo amici...
- Certo...
fa lei, che non gliene poteva fregare di meno è ovvio.., ma io ero felice, mi ero tolto ‘sto dente, questa incertezza, questo non essere né carne né pesce, perché di tuttte le prove da superare che la vita ti riserva, questa era davvero la più spaventosa ed è per questo che oggi io sono felice perché so che per fortuna questa prova non ci sarà più, l’ho già fatto, ho superato l’ostacolo, e quindi sono cresciuto, sono diventato grande! È fatta!
mercoledì 17 dicembre 2008
Vantaggi del maltempo
Quale può essere un vantaggio innegabile del maltempo? È che i musicisti che d’estate vengono a suonarvi fuori dai ristoranti sono in vacanza, a Miami per l’esattezza e ci sono andati con i soldi che gli avete lasciato voi! D'estate suonano sempre le stesse canzoni, sempre fuori contesto, fuori al Bolognese, cucina tipica emiliana, "una gita a li castelli" non si può sentire, ma pure fuori da Pierluigi a Piazza de' Ricci, ristorante di pesce, "New York New York" che c'entra? Tra l'altro è suonata malissimo da quello con i capelli lunghi che arriva con il leggio, si da questo tono... A che ti serve, metti pure lo spartito per suonarla così? Bravo! Ammàzza! Il più bravo di tutti è quel signore che pure d'estate si mette quell'impermeabile blu, tristissimo, arriva nel locale con il mandolino e prima di suonare cosa fa? Lo accorda! Per suonare poi non la "Musica per i fuochi d'artificio" di Haydn o la “Sarabande” di Haendel, ma sempre "Una gita a li castelli" o "La società dei magnaccioni". Avrete notato anche quel gruppo tipo tzigano con una chitarra, un violino e un contrabbasso con le corde colorate, già m’innervosisce, che suona solo "Besame mucho" a loop, in continuazione, e poi la missa con “Libertango” di Astor Piazzolla!
Tuttavia anche in inverno è difficile evitare i fiorai, anche se ormai non insistono più, al primo "no, grazie" sciolgono la pratica con un sorriso, mentre invece il cafone vero è il cliente seduto che trattiene al proprio tavolo la cinesina che vende gli accendini, glieli fa provare tutti, scaricandogli la benzina, disturbando con tutti i suoni il locale, e poi non ne compra nessuno. Se per caso trovi un accendino pazzesco trash che non puoi farne a meno, attento: come lo usi a casa per una candela è finito: l’ha esaurito quel cafone che ci giocava la sera prima.
PS: che c'entra la foto dei carciofi? Niente, ma d'estate non li trovi...
martedì 16 dicembre 2008
Ara Pacis, mon amour!
Ho raccolto dei commenti dei romani su questa nuova struttura: tutti quelli sopra i 70 dicono che era meglio la teca di prima, per ovvi motivi; quelli appena sotto i 70 dicono che è uguale a quella di prima (“so’ due teche”); quelli di 40 dicono che è bella. E poi ci sono gli architetti che dicono che è brutta, ma solo perché rosicano perché “se la facevo io, lo sai che mi dicevano?” E infatti per farli stare zitti gli hanno preparato una mostra con i cadaveri dei progetti che avevano perso...
La verità è che a Roma c’è un problema enorme che ci perseguita da
sempre: ogni volta che in qualsiasi parte della città cominciano i lavori, noi romani sappiamo che è probabile che non finiscano mai!
Questi lavori sono un macello da sempre, sin dall’antichità, pensate che per fare il Colosseo ci hanno messo 8 anni e per tutta la durata dei lavori, avevano chiuso al traffico Via dei Fori Imperiali, una tragedia, voi pensate che per andare a Via del Corso c’era da un giro fare fino al raccordo! Con la biga, tra l’altro...
Perché succede questo? Perché il vero problema è che a Roma come apri esce fuori qualcosa, ovunque, come dai un calcio ti esce un capitello. Qual è l’alternativa? Coprire tutto e buonanotte? Lo sapete che sotto il lungotevere all’altezza proprio delll’Ara Pacis c’è ancora il Porto di Ripetta? Intatto, coperto da terra e asfalto ma intatto. Che facciamo? Ricominciamo? Perché poi che ci facciamo?
- Andiamo al Porto di Ripetta a prendere il gozzo...
Vicino a Piazza in Lucina ci sono ancora i resti dell’Orologio di Augusto, sta sotto al calzolaio di Via di Campo Marzio, che fai, lo cacci? Per questo stesso motivo Santa Cecilia ha dovuto aspettare 70 anni per avere un altro auditorium! Era come sapete, proprio dentro il Mausoleo di Augusto, e il problema era sempre lo stesso: dove lo mettiamo? Ci sarà un punto della città dove non c’è niente? Pensa che ti ripensa qualcuno alla fine, dopo 70 anni ha detto:
- Ragazzi, l’Auditorium di Renzo Piano lo sai dove lo facciamo? A Villaggio Olimpico, li non ci può essere niente!
E infatti dopo due mesi hanno trovato la villa fluviale, poi la vai a vedere e dici “tutto qua?”. Infatti non c’è niente, solo il perimetro e un po’ di vasetti che una volta che li hai messi in bacheca, basta, no?
Il dramma è un altro: la gente non è pronta, te ne accorgi dal commento di una signora, dei Parioli, dal commento, a proposito proprio dell’Auditorium di Renzo Piano, l’altro giorno diceva:
- Sono tre mouse, è chiarissimo!”
Si potrebbe obiettare che sono i romani a non capire niente, perché, invece i turisti ci capiscono qualcosa? Soprattutto i giapponesi, che non capiscono niente di quello che è bello, antico, e quello che invece è una sòla. Si sbagliano su tutto! Monumenti, piazze, alberghi…Ne ho visti due che si facevano le foto a Via della Croce.
Davanti a un camion!
lunedì 15 dicembre 2008
Arrivo, amore!
Da oggi l’Italia è più corta e non perché il maltempo abbia modificato le coste ma perché io da oggi prendo il treno per andare a Milano, come sempre, ma ci metto un’ora di meno e da dicembre dell’anno prossimo, un’ora e mezzo di meno, cioè tre ore in tutto! Amici che avete paura dell’aereo e che avete fretta, non c’è più bisogno di andare a Milano in bici, basta andare alla Stazione Termini e accomodarsi a bordo, che meraviglia finalmente! Vestiti bene, anche se piove non ti bagni (cosa che succede quando in aeroporto sei costretto a prendere quella specie di autobus pazzo che ti porta sulla pista e ti fracichi sempre, e anche se fortunatamente ci fosse il finger, la guarnizione è sempre rotta, si appoggia male alla carlinga e lascia cadere sempre la pioggia, la neve, tutto...
Invece con il treno, vuoi mettere la sciccheria di scendere da casa, e andare alla stazione con i bauli di Vuitton per metterci la maglietta di ricambio, un pigiama e un paio di guanti, se fa freddo? Quando prendi un treno sei sempre in un film, parti dal centro città e arrivi in centro città, non devi fare altri viaggi per fare le tue commissioni, per esempio in questo periodo puoi andare a comprare i panettoni da Cova a Via Montenapoleone, dove li ordinava Luchino Visconti, ti prendi un cappuccino e ti riprendi il treno, il tempo di un sonnellino e sei di nuovo a Roma pronto per andare a cena, anzi hai pure il tempo di farti una doccia e di metterti lo smoking per la sera! Il treno veloce è il futuro, il treno in generale ha sempre rappresentato il futuro, nemmeno i razzi hanno acceso così tanto la fantasia degli artisti, quanta musica è stata scritta pensando al treno, tanto per dirne una “Night Train”, ma anche “Long Train Runnin”, per non parlare della sigla più famosa del mondo, quella di Odeon, che infatti si chiamava “Honky Tonk Train Blues”. Se si pensa anche a Pat Metheny, “Last Train Home” si capisce anche che il viaggio in treno è molto più bello, poter vedere dai finestrini il paesaggio che cambia, le case, i fiumi, il mare, è pazzesco, è molto più romantico. Se sei da solo e guardi fuori dal vetro, sei bellissimo sempre perché il tuo sguardo diventa più profondo, e quando passa una ragazza che ti chiederà se l’aiuti a mettere su la valigia, molto probabilmente è la donna della tua vita!
giovedì 11 dicembre 2008
Centralini
Ci sono centralini e centralini. Quelli illustri, gli istituzionali per esempio, sono i biglietti da visita degli apparati per i quali rispondono. Sarebbero la loro rappresentanza.
Sarebbero... perché se per caso chiami la Camera dei Deputati, 67601:
- Camera...
ma che modo è di rispondere? E' sempre il Parlamento Italiano, mica il mercato eppure... Anche al Senato, 67.061, numero simile ma diverso, stesso tono di risposta:
- Senato...
Proprio non gliene frega niente, eppure è il Senato della Repubblica.
Allora l'unica è chiamare il Quirinale, 49.661: sapete come vi rispondono?
- E' Il Quirinale!
E viva la faccia. Se invece c'è qualcuno che ti chiama dal Quirinale, te lo fanno capire prima. Magari sei a casa sul divano a leggere quando senti passare le Frecce Tricolori proprio sopra casa tua, i vetri esplodono, non fai in tempo a chiederti che è successo, che squilla in telefono:
- Pronto?
- E' il Quirinale!
Il Viminale, Ministero degli Interni, sede dei servizi segreti, appena fai il numero senti già il rumore di fondo di tutti i registratori che partono, che scandagliano la linea: non dicono "Pronto?", non dicono "Viminale...", non dicono "Interni...". Dicono solo:
- Urbana 4, Urbana 3...
Una paura:
- Scusi, ho sbagliato numero.
E chiudo subito staccando anche la spina del telefono dal muro, illudendomi che così non mi trovano.
Anche al Vaticano non scherzano: lo capisci dal numero 69.82, solo 4 cifre, bastano e avanzano, niente musichette, solo una voce angelica, giustamente, che dice "Telefoni Vaticani, l'operatore addetto risponderà appena possibile" poi in inglese: "Vatican Telephones, the operator will answer as soon as possible", e poi addirittura "Vaticanensis Teleponium, operator repondit nunc possibilis est".
- Amen! (che devo di’?)
Dopo un po' arriva una suora, che a giudicare dall’attesa ha camminato per ore neio corridoi lateranensi per arrivare a quel telefono di bachelite nera appeso al muro sopra una credenza rinascimento:
- Telefoni Vaticani?
- Cercavo il Santo Padre...
- Attenda...
Non fanno una piega! Gli puoi chiedere qualsiasi cosa...
martedì 9 dicembre 2008
Volavo, oh oh!
Franco Migliacci e Domenico Modugno si erano conosciuti al Centro Sperimantale di cinematografia, volevano fare tutti e due gli attori, invece Modugno a un certo punto chiede all’amico:
- Prova a scrivere un testo...
- No, non mi va, non lo so fare...
- Ma fai come ti pare, che ti devo di’? Che fai domani? Vogliamo andare al mare? Eh? Andiamo a Ostia alla Vecchia Pineta? Ci facciamo uno spaghetto?
- Ma come ci andiamo, col trenino?
- No, ti vengo a prendere io, ci vediamo a Piazza del Popolo da Rosati alle 10, ok?
- E daje...
Ma Modugno un po’ sòla lo era, ciàvevadulire, la maghina, al mare c’era andato con una ragazza, giustamente, che poi pensate è diventata sua moglie, non avvisa Migliacci e quindi gli da buca e siccome non c’erano i telefonini, (un altro po’ non c’erano nemmeno i telefoni, i numeri di Roma erano a 5 cifre), Migliacci lo aveva aspettato per ore, alla fine si rende conto pure lui che Modugno non sarebbe più passato, tu pensa i baristi che lo prendevano in giro:
- A Fra’, Modugno non viene, quello al mare ci è andato co’ Franca, dacce retta, vattene!
- Dite?
In tasca aveva 300 lire, se ne va da Buccone a Via di Ripetta, si compra un tavernello di Chianti a 300 lire e se ne va a casa sua, in Via Vittoria: “così mi sbronzo e non ci penso a quel cafone!”.
Voi capite che con un chianti a 300 lire senza mangiare niente, ti ubriachi e svieni in branda. Solo che Migliacci davanti al letto, già schicchissimo, aveva due riproduzioni di Chagall attaccate al muro: "La femme au coq rouge", con il gallo rosso che vola nel cielo blu, e "Le peintre et son modelle", col pittore che ha la faccia dipinta di blu. Quando si sveglia schiumante di tavernello, vede queste due stampe, e lì vennero fuori le prime parole "Di blu m' ero dipinto per intonarmi al cielo, lassù nel firmamento, volavo verso il sole, e volavo felice più in alto del sole, e ancora più su, mentre il mondo pian piano spariva lontano laggiù, volavo nel blu, dipinto di blu". Insomma le parole di un uomo ubriaco con una boccia di Chianti.
La sera torna Modugno e gli chiede:
- ‘a sòla, ma dove t’eri cacciato?
- Ah io? Io? Tu piuttosto, te pozzino! Comunque guarda che ho fatto, tiè!
E gli da il testo di “Nel blu dipinto ti blu”! Modugno dice “sarà un successo enorme” e se avete notato il testo era all’imperfetto, volavo! Per mesi litigarono su tutto, le parole, per esempio “trapunto”, che Migliacci voleva cambiare perché la sentiva vecchia e Modugno gli spiegò che “Tu devi essere al servizio di un cantante e io ti dico che quella parola io la canto benissimo". Mancava ancora il refrain, ma ecco il vento, sarebbe proprio il caso di dire, dell’arte. Un giorno mentre Modugno scriveva la musica, un fortunale spalancò le finestre di casa sua, gli infissi non erano certo quelli di oggi, lui si affacciò e urlò felice “VOLARE OH OH”, coniugato all’infinito, ma vi rendete conto? E la cosa pazzesca è che poi Modugno per via di quegli infissi cambiò casa e ando a vivere a Viale Tiziano 108, casa nuova, infissi nuovi, e chi ci stava già lì? I miei genitori, e quando poi sono nato, lui ha cambiato casa, perché io urlavo di più!
giovedì 4 dicembre 2008
Galateo del telefonino
Prima cosa, dove mettete i numeri in memoria, nella scheda sim o nella memoria del telefono? Attenzione perché una volta tempo fa
ho incontrato Fiorello e lui, lui, non io, mi fa:
- Aho, non chiamare mai, eh? Mi raccomando...
- Fiore, guarda che io ho i tabulati Tim, hai capito? Ti ho chiamato il 7 settembre, il 22 ottobre due volte, il 15 novembre tre e ogni volta non hai risposto, che vuoi da me, che devo fa'?
Allora lui chiama a testimone un amico suo che assisteva a questo dialogo:
- Diglielo, diglielo tu che mi è successo tre mesi fa...
E l'altro:
- Jè caduto er cellulare e jè passato sopra un càmio...
- Lo vedi? Non ti dico bugie, ho perso tutti i numeri, hai capito?
- Mannàggia, ma pure la scheda? - Chiedo io
- No, la scheda no, per fortuna!
- Ah, quindi pure peggio, avevi il mio numero nella memoria telefono e non nella scheda, cioè per te sono serie B?
Perché è ovvio che finire sulla memoria telefono insieme ad altri 500 numeri, è già discriminante di per se, invece i 120 numeri della scheda sono quelli che anche se cambi telefono per un giorno li vuoi avere sempre con te, giusto? Sono quelli buoni, sulla memoria telefono ci metti i ristoranti, il numero del garage, i numeri che non contano niente e io stavo lì in mezzo!
E allora se non volete avere guai con i vostri amici veri e con le vostre donne e amanti ricordatevi di metterli sempre sulla carta SIM!
A Natale? Ne vogliamo parlare? Non gli pare vero a questi di mandare un SMS generico a tutti perché c'è quel comando sui cellulari "Inoltra a tutti", che per forza di cose spedisce il messaggio anche a chi non sentivi da anni o peggio lo manda anche all'amico fraterno! Insomma, 24 Dicembre, mezzogiorno, l'ora degli SMS, Ti-ti Ti-ti, guardo, avevo messo il suo numero in memoria, ah vedi carina, poi leggo "Auguri e baci", senza nemmeno la firma, allora l'hai mandato a tutti, è troppo generico, allora mi sono stufato, e cosa le ho risposto? Più formale era impossibile: Riccardo Rossi ringrazia, che era quello che mi ero salvato apposta per rispondere a tutte queste formalità inette. Lei risponde: "ma hai capito chi sono?" Ah, ci sei rimasta male pure te! Io rispondo "Sei tu che non hai capito chi sono per mandarmi un sms standard". Lei risponde seccata: "I miei messaggi non sono standard, è standard chi li reputa tali!". In tutto questo lei vive a Bruxelles, c'è questa lotta via satellite, assurda, io comunque rispondo "Peggio ancora" come a dire che allora lo sai che li scrivi standard, ce l'hai la coda di paglia, e infatti lei che fa? "Sei incorreggibile Riccardo, Buon Natale!". Oh, adesso sì! Ho vinto! E che le ho risposto? "TI AMO!"
mercoledì 3 dicembre 2008
Natale: istruzioni per l'uso
Ieri i tg diffondevano la notizia che quest’anno gli italiani spenderanno la stessa cifra dell’anno scorso... (“Ah davvero? non lo sapevo... io avevo capito che non c’era una lira”). Vedete come si spargono le voci e l’euforia? Non c’è una lira, questa è la verità... Perché il Natale è vittima di questa forma di consumismo che oggi fa a cazzotti con l’amara realtà del momento di crisi che stiamo vivendo. Quindi va recuperata una parola magica, figlia di altri anni, figlia di quella Italia in bianco e nero che ci ha salvato da tutto e che ci ha lanciato nel mondo intiero: PENSIERINO, un pensierino si fa per regalo, e basta, anche perché come diceva mia nonna, e solo adesso lo capisco, “regalo è morto!”
Infatti il regalo grosso al limite lo si fa per il compleanno, a Natale davvero basta il pensiero o meglio il pensierino, i regali quindi si fanno così e si fanno oggi! E basta! Oggi non c’è nessuno nei negozi e i commessi si buttano addosso a te!
Ai figli si regalano solo libri, da poco, edizioni economiche, e titoli classici in modo da non dover buttare i soldi poi dallo psicanalista da grandi. Mi spiego meglio, se da piccolo legge Anna Karenina, poi da grande capirà meglio i problemi d’amore che inevitabilmente vivrà sulla sua pelle. Se da piccolo ti leggi L’isola del tesoro da grande sarai più preparato a entrare nella vita adulta, stessa cosa per La linea d’ombra, di Conrad, Martin Eden, oppure Dott. Jekyll e Mr Hide, capirai che dentro di te c’è una bestia che rugge e che è la parte più vera di te, e quindi conoscerla, venirne a contatto da giovane, ti spaventerà di meno che farlo a 40 anni, poi dopo piangi e ti chiedi “Oddio chi sono?” Non dite che non ve l’avevo detto.... Quindi ai figli si regalano libri, non voglio sapere di giochi per la play, quelli servono solo agli adulti cretini che non sanno cosa dirsi nella vita, perché non hanno letto i classici. E veniamo ai parenti, una scatola di caffè, buono, Tazza d’Oro, che è quello di Roma, quindi a Milano o in Italia una torrefazione cittadina artigianale. A tutti i parenti, senza distinzioni di rango o grado di parentela, finiti i regali!
PS: Alla donna della nostra vita invece ovviamente parliamo di un plaid di cachemire, blu notte... alla faccia del consumismo, voglio morire povero ma voglio spendere tutto quello che ho per vederla sorridere un minuto solo della sua vita, un pullover di cachemire un filo, nero petroleum sartorialist! Un paio di calze nere di puro cachemire mezzo filo velatissime, un paio di stivali lunghi sopra il ginocchio, rossi con pelliccia di renna bianca, una bottiglia di Oyedo, e un filo di perle non coltivate lungo 4 metri da legarle al collo tutta la vita con 7 giri e poi una boccia di champagne cordon rouge per brindare alla festa più povera dell’anno!
martedì 2 dicembre 2008
Pudore: the day after
Se esiste ancora un momento in cui si dovrebbe avere una spruzzata di senso del pudore potrebbe essere quello della mattina dopo il primo incontro notturno quando la nuova coppia si scoppia, o meglio, si sfascia e vi dico subito perché. Dunque la sera prima, l’uomo e la donna sono all’apice della loro rispettiva forma, vestiti sartorialist, la donna stupenda, truccata benissimo, maliarda, con calze vere, no collant, ma calze, quelle che si possono tenere su solo con il reggicalze appunto, tutta attillata, fantastica! L’uomo con quello che può, in completo con la cravatta, profumi straordinari, voce bassa, gli sguardi che si incrociano, assassini, fumosi, carichi di promesse, insomma sembra un film. Ma il mattino dopo, al risveglio la situazione è la seguente:
lui nudo come un verme con un calzino al piede, l’altro dov’è? Forse in salotto; la cravatta, c’è, però è annodata ai polsi della signora, l’altro calzino, eccolo, pencola dalla maniglia della porta, una calza lei ce l’ha in testa, l’altra ce l’ha lui infilata in un braccio tipo guanto. Quei bei capelli lunghi erano una parrucca che ora sta sul comodino, no scherzo, ma lei è tutta scarmigliata: il rimmel è tutto colato e sbavato ovunque, quel letto protagonista di una recita straordinaria ora è solo un palcoscenico vuoto. Ecco dove arriva il senso del pudore:
E con terrore ora bisogna almeno andare in bagno per darsi una rimessa a posto. Si entra e si accende subito Radio Tre, dove per fortuna fanno l’Aida, al massimo del volume, in modo da coprire tutti i tipi di sciacquone, di borbottii, della qualunque!
Invece la signora al risveglio, col coraggio tipico delle donne in questi casi, si metterà la prima cosa che troverà sparsa per casa, una rivista, no scherzo, una maglietta, una spazzolata ai capelli e via, preparerà un caffè da offire al mostro che sta uscendo dal bagno. Un mostro circondato da una nuvola di borotalco e da un’aura di litri d’acqua di colonia, che si avvicinerà al tavolo della cucina nella tipica impietosa luce fredda di una mattina senza sole. Sguardo basso come a dire:
- Ma tu chi sei? E io? Che ci faccio qui?
Ecco a cosa serve il senso del pudore, che invece avrebbe suggerito un biglietto da scrivere e da lasciare sul comodino, alle prime luci dell’alba “grazie di tutto,ti chiamo domani”. Perché la vita non è un film, e non ti risvegli mai vicino a Julia Roberts e a George Clooney!
Ma sempre accanto a Franco o a Marisa! Però, attenzione, se si regge all’imbarazzo di questo quarto d’ora, e si mettono da parte i pudori, credetemi: è amore!
lunedì 1 dicembre 2008
Quando una telefonata non arriva
C’è un momento nella vita in cui volenti o nolenti saremo messi nella condizione di aspettare una telefonata importante, purtroppo non si può chiamare noi, perché questa che aspettiamo è quella dove ti devono dire solo una parola: SI. Infatti la telefonata con il NO in canna arriva subito o nemmeno arriva, non lo sprecano nemmeno il gettone per dirti no. Si tratta quindi di telefonate di due tipi, d’amore e di lavoro... e l’unica cosa che chi l’aspetta può fare è NON telefonare. Il motivo è chiaro, chi aspetta ha già chiarito tutto dando la propria disponibilità, sia nell’amore che nel lavoro, all’interlocutore è tutto chiaro, non ci sono dubbi, non è che al lavoro pensano “Non lo so se Paolo se la vuole prendere questa responsabilità” oppure se in amore Barbara pensa “Non so se Paolo mi ama ancora!” Sì, Paolo ti ama disperatamente! Sì, Paolo vuole quella responsabilità! E loro lo sanno benissimo. Quindi bisogna aspettare. La tragedia è proprio nell’attesa. Perché nel frattempo succede di tutto, il telefono squilla, ma non è mai la telefonata che aspettavi, e quando ti precipiti sul telefono perché stavi in cucina a prendere un bicchiere di Citrosodina, senti uno squillo in lontananza, corri sul telefono, ci voli sopra come Superman e chi era? Tua madre:
- Novità?
- NESSUNA! ti richiamo...
Oppure ti chiama un’amica cara lasciata dal suo uomo e ti attacca una telefonata che non finisce più e tu ti trovi a dare consigli che in realtà non riusciresti mai a mettere in pratica, ti fai chiamare a casa così lasci libero il telefonino che metti vicino alla finestra per essere sicuro che ci siano 10 tacche...
Poi arrivano telefonate di cui non riconosci il numero, e pensi “adesso ci siamo, sono loro, è fatta!” Invece è il tappezziere, l’agenzia di viaggi, la tintoria, uno che ha sbagliato numero, e dopo 2 minuti ti richiama ed è sempre lui, e lo vuoi ammazzare, “ma ci deve essere un contatto...” dice lui.
- Sì, sul suo, il mio funziona perfettamente!
Però poi ti prende il dubbio e chiami la Telecom e gli chiedi “fate la prova col satellite, per favore?”
Passano le ore e non succede niente, perché nel dubbio non si sono presi impegni apposta pensando “così appena mi chiamano sono libero” ed è un errore perché è proprio quello il momento in cui ti chiamano: il momento in cui hai da fare. Andate al cinema così potrete vedere se arriva un sms all’uscita che vi avvisa che vi hanno cercato e un po’ vi cullerete in questa attesa trepidante e invece NIENTE! Ma ci sarà un momento in cui arriva questa benedetta telefonata, no? Certo, quando siamo in bagno! E ovviamente ce lo siamo portato in bagno il cellulare, ma è il telefono di casa che squilla, allora cerchi di fare tutto di corsa e quando arrivi hanno già chiuso e ti vuoi ammazzare, vedi l’identificativo di chiamate perse, ANONIMO! Ecco, erano loro, era lei! E adesso? Torni in bagno, squilla il cellulare, sempre ANONIMO ma finalmente rispondi in tempo:
- Pronto?
- Buongiorno, lo sa che da oggi può non pagare più il canone Telecom?
Muori! Io voglio pagare tutto, basta che mi chiami qualcuno. Che dico io!
Iscriviti a:
Post (Atom)