giovedì 15 aprile 2010
Tante scuse
È finita. Diciamola tutta e basta. Dopo Mike e Corrado mancava solo Raimondo per mettere definitivamente una pietra sopra a quella televisione che ci ha cresciuti. Pippo no, aveva già cambiato linguaggio e ora, purtroppo, gli tocca solo avere coccodrilli pronti da tirar fuori, seppure con molto affetto, al momento delle scomparse dei suoi colleghi. Quella televisione che, anche con l’aiuto del tempo galantuomo, come Raimondo del resto, oggi rimpiangiamo con nostalgia, non fosse altro che per l’eleganza del bianco e nero. Eppure, facciamoci caso, con questo terzo lutto, non è scomparso un uomo Rai che viene omaggiato con i filmati delle sue teche, peraltro visti in questi giorni in una definizione un po’ troppo bassa, come se invece fossero stati scaricati da internet. È scomparso un uomo Mediaset. O meglio un uomo della Fininvest dell’allora soltanto Cavalier Berlusconi, e che all’epoca aveva intuito e apprezzato, come noi, quei tre. Non a caso la camera ardente si è tenuta negli studi di Cologno Monzese. Il marchio del ricordo non è quindi in bianco e nero, come per tutti gli altri grandi, ma a colori, seppure ancora nel recinto dell’eleganza di “default” che gli apparteneva. Questo mi fa pensare che la Rai che amavo da piccolo non ha saputo trattenere i tre pezzi da novanta che hanno poi continuato a divertirci negli anni successivi, una Rai forse troppo rigida che, proprio nel passaggio definitivo dal bianco e nero al colore, lasciandoli liberi, ha poi ridicolmente permesso di fare la storia, nuova, della concorrenza. Io mi chiedo: cosa è andato storto? Non era certo una questione di soldi, dài. Se Mike è diventato il personaggio tv con più ore passate in video, e se Corrado, dopo aver proposto il “numero zero” del format “Il pranzo è servito” si sentì chiedere “me ne prepari mille!”, così Raimondo per vent’anni è andato avanti con “Casa Vianello” insieme all’inseparabile nome in ditta della moglie Sandra. Questi erano uomini dotati di un DNA di mestiere che ha permesso loro un’agilità che la Rai avrebbe dovuto utilizzare molto meglio. Infatti, insieme a “Il gioco dei 9” e “Pressing”, Raimondo ha attraversato tutte le fasce orarie dei palinsesti cambiando generi e pubblico senza mai perdere la sua cifra che oggi gli viene riconosciuta: l’ironia su tutto, oltre che su se stesso. Un uomo che per una vita ha sfottuto la moglie in ogni occasione ma alla quale ha stretto la mano fino all’ultimo istante. Questo modo di fare è finito. Per sempre. Chi ha amato quella Rai non può non rattristarsi al pensiero di averlo potuto rivedere solo a Sanremo, nel 1998, dove forse era andato a condurre quel festival, tanto per far capire chi avevano perduto. Dopo la finale Raimondo scappò via dall’Ariston. Per andare a un qualche ricevimento in un ristorante? Una bella serata tra amici per festeggiare l’avventura appena conclusa? No: andava a Milano, c’era da fare la puntata di “Pressing”. Ciao Raimondo, grazie. E tante scuse.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
5 commenti:
ciao raimondo!
Che tristezza...
gente d'altri tempi...
tra un po' i soldi del canone li impiegheranno per farli resuscitare!
ADIEU RAIMOND!
Sono sempre stata convinta che quello charme misto di elegenza e cinismo di Raimondo Vianello fosse unico, forse una piccola goccia l'ho trovata in te, nei tuoi modi e nei tuoi pensieri, per questo è molto bello poter leggere i tuoi pensieri nei suoi confronti. Grazie. E grazie tantissimo a Raimondo.
ps
sono convinta che non ti offenderai per la definizione goccia, anche perchè in un mare di volgarità è preziosissima
Posta un commento