martedì 28 settembre 2010
Istruzioni per non spararsi
Finalmente è arrivata la più bella stagione dell’anno: l’autunno! Peccato che il cambio di stagione, spesso porti al tentato suicidio, non fosse altro per evitare il cambio dei vestiti in previsione di un freddo che non arriverà prima di novembre ormai. Ecco quindi un manuale d’istruzioni per non spararsi. Cominciate a pulire tutte le vostre scarpe, non svogliatamente, ma come se doveste chiedere per farlo 20 euro a paio, quindi con la spazzola per togliere la polvere, poi con quella più piccola per applicare il lucido, quella per la prima lucidata e quella più soffice per la seconda, senza dimenticare il panno tecnico senza pelucchi per immacolarla definitivamente. E una è fatta. Adesso di corsa verso quelle camicie Brooks Brothers pinpoint slim fit, cui avete impedito alle macchie di essere tolte da mani non di assoluta fiducia. La camicia va presa come una Pietà di Michelangelo sfregiata da Laszlo Toth e portata con amore sul tavolo operatorio di marmo della cucina, staccate il telefono, il cellulare, il fax e il citofono. Prendete una lente d’ingrandimento, e con i guanti tamponate affettuosamente la macchia con tutti i prodotti possibili e immaginabili, costosi possibilmente: la macchia comincerà lentamente a svanire, ma alla fine noterete come non ci sarete riusciti affatto. Chiamate pure piangendo vostra madre: ci penserà lei, e già che ci siete chiedetele un appuntamento per consegnarvi le sue agendine di quando voi eravate piccoli per controllare date e rimedi utilizzati all’epoca contro le malattie esantematiche (morbillo, varicella, scarlattina, quarta malattia) che avevate contratto, prendete un moleskine nuovo e riscrivete tutto sopra. Vi servirà a rispondere trionfali “io già ce l’ho avuta!”, alle vostre amiche disperate perché a questo giro il talco mentolato tocca ai loro figli...
Visto che avete quegli scrigni in mano, le agendine, non restituiteli, e approfittatene per dare un ordine cronologico alle foto delle vacanze della vostra adolescenza, scrivendo definitivamente la data sul retro, e individuare dov’era quella staccionata vicino alla seggiovia: in un secondo momento le scannerizzerete e importandole con iPhoto su un Mac potrete mettere le bandierine dei “luoghi” e vedere i viaggi della vostra vita sulla mappa della vostra esistenza. Per capire se fosse il caso di tornarci.
Prendete tutti i libri che vi siete portati dietro dagli anni della vostra camera e divideteli per casa editrice, scoprirete di nuovo le vostre scelte di allora e non vi troverete tanto male: sbucherà qualche Hemingway e un Fitzgerald, vi sentirete orgogliosi di voi, del ragazzo che eravate e dell’uomo che forse ha smesso di leggere come allora: ricominciate adesso! Ma vi accorgerete che vi servono gli occhiali, vi deprimerete e penserete che forse è davvero arrivato il momento di farla finita! Ma ormai è diventato buio e alla fine di tutto questo riordinamento non lo farete: siete troppo stanchi.
martedì 21 settembre 2010
September
Ve lo dico subito che, anche se non sembra, siamo già a settembre, non facciamo finta di niente. Ve lo dico subito quello che vi aspetta da oggi, a parte la lavatrice che sta andando, per far finta che questo agosto non sia successo niente. Le vacanze? Da dimenticare subito, non è vita, è un’alterazione di quella che facciamo tutti i giorni per il resto dell’anno. Agosto in Italia è un mese che non conta niente, al massimo si muore, vedi i politici, che non appena mollano un attimo, l’adrenalina che li teneva in vita va in vacanza pure lei, e infatti muoiono, spesso giocando a scopone, sotto l’ombra di un fico o di un sicomoro “Ma come? Stava tanto bene!”. Quindi, archiviata la lavatrice del bianco e dei colorati, (che solo d’estate sono di più, come se non avessimo il coraggio di metterci una Lacoste in autunno, magari a maniche lunghe). Ve lo dico subito che le giornate vi sembreranno più corte, ma solamente la sera del rientro a casa quando aprirete le finestre del balcone (“aho, se so’ accorciate le giornate, ve’?). Ovviamente i gerani sono tutti secchi. Nella buca delle lettere, oltre a tutte le multe nella busta verde, troverete i depliant dei corsi d’inglese che vi faranno venire il rimorso di non averlo imparato definitivamente quando avevate il cervello libero da tutti i problemi di oggi, quando invece allora l’unico problema era quello di Monica che gli piaceva Marco e non voi. Quel cervello invece di pensare a quell’affaire (poi comunque finito male: Monica non la riconoscereste al supermercato e Marco è finito a fare l’animatore alla Valtur), era in realtà pronto ad accogliere tutte le frasi idiomatiche che adesso vi servirebbero come il pane. Comunque poco male: vi consolerete accompagnando i vostri figli al corso pomeridiano, o in piscina, o a basket, o a calcio, o a pianoforte, o a chitarra, o a violino, e lì magari incrocerete lo sguardo di una mamma che non avevate mai notato prima, e dovrete ricacciare indietro la frase perfetta per agganciarla, perché a casa vostra c’è la vostra, di moglie, che l’ha già sentita la frase già fatta da un altro che ha provato ad agganciarla, ma lei se ne è fregata perché non le va più di stare a sentire un altro uomo oltre voi. Lei ha già scelto e quindi zitti con quella nuova. Ve lo dico subito quindi che alla televisione sarete inondati da mille stupide collezioni da fare in edicola come i sassi del Guatemala, o le antiche miniature dei modelli Fiat epoca Romiti.
E a ottobre, ve lo dico subito: preparatevi con le cene dei compleanni degli amici vostri, tutte le agende scoppiano, sono tutti della bilancia, e che è? Toccherà fargli l’ennesimo libro o dvd, o non avendo tempo andrete all’enoteca mentre sta per chiudere implorando una boccia di champagne da fuori e ripiegando su una di prosecco una volta dentro. E poi a novembre ve lo dico subito, non farete in tempo a rimetterevi in forma con la palestra che cominceranno i nuovi weekend, con le prime nuove mangiate. E poi Natale, ve lo dico subito, tra appena 4 mesi è Natale, quell’albero sul palchettone lo dovete tirare giù e rifarlo un’altra volta, sempre all’Immacolata, e il 7 dicembre a Milano non si lavora, è Sant’Ambrogio! Insomma, abbiamo già fatto tutto, già visto, già sentito tutto. Ma è così, è settembre: l’uva è fatta e il fico pende!
PS: "Do you remember the 21st of September..."
martedì 7 settembre 2010
Se Stevie Wonder ha 60 anni
Se Stevie Wonder oggi ha 60 anni, noi quanti ne abbiamo? Mi chiedo questo durante il concerto che ha tenuto a Luglio in “fair Verona”. Vederlo lì con i capelli raccolti in trecce come nella copertina di “Hotter than July” mi ha fatto una certa impressione. Stava bene, dàì, la voce pazzesca, grande performance, tutto ok, fantastico! Però... mi è venuto un pensiero nel momento in cui ha presentato una ragazza del coro invitandola a cantare con lui una canzone. Sembrava una ragazza qualunque, fino a quando Stevie non ha detto: “lei è mia figlia Aisha...”. Ho capito quindi che stava parlando di “life is Aisha”, un verso di “Isn’t she lovely”, e ho pensato che io conosco i vagiti di quella ragazza a memoria, da quando il padre decise di inciderli proprio nell’introduzione di quella canzone, facendoci rosicare tutti per non essere noi destinatari di un pezzo così bello. E quindi eccola lì Aisha, ormai bella trentaquattrenne, ma pur sempre una figlia che canta attaccata alla schiena del padre, seduta sul sellino dello Yamaha a coda, oggi come allora direi, nel senso che “allora” era il 1976. Cioè lei a zero, e noi a 15 anni, quando le feste erano di pomeriggio e si ballava con la luce abbassata grazie alle persiane chiuse per non vergognarsi dei lenti con la ragazza prescelta per essere la vittima delle nostre braccia rapaci avvinghiate ai suoi fianchi. E quindi oggi, mentre padre e figlia cantano insieme, è impossibile non rivivere le sensazioni che provavamo all’epoca, come nei flash di un sogno che finisce bene. Ma quando il sogno finisce ti accorgi che nel frattempo sono passati trent’anni.
È la magia dell’immedesimazione. Pensate a questo: sapete quanti anni aveva Jane Fonda in “Sindrome Cinese”? Era un film del 1980, quindi ne aveva 42, e io, che all’epoca ne avevo 18, mi dicevo “mamma mia, ORMAI è proprio vecchia!”: oggi vorrei che QUELLA Jane Fonda fosse la madre dei miei figli! Jack Nicholson nel 1975, all’epoca di “Qualcuno volò sul nido del cuculo” aveva 38 anni e io pensavo “anch’io da grande voglio essere un ribelle come lui”. Oggi Nicholson, da vecchio, seduce ancora in “Tutto può succedere” e ci permette ancora di sognare che una donna bella come Diane Keaton possa cadere tra le nostre braccia quando saremo vecchi noi! Insomma gli artisti hanno questa grande capacità, che ignorano probabilmente: sono, loro malgrado, la nostra memoria storica, scattano la fotografia del momento vissuto, prestandoci la loro faccia, nella quale noi ci ritroviamo anche con piacere, solo che poi la vita è la nostra, non la loro! Succede per gli attori e succede soprattutto per i cantanti con le loro canzoni. Alla fine del concerto Stevie è uscito dal palco con Aisha che lo accompagnava, ma io ho visto solamente un uomo che andava a mangiare con la figlia e mi è venuta un’idea: stasera mi metto sul giradischi “Isn’t she lovely” e me la ballo, perché io oggi ho 15 anni! Grazie Stevie!
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