venerdì 8 ottobre 2010

Never tattoo


Quest’ultima Miss Italia, che aveva due carte da parati tatuate addosso mi ha ricordato che il tatuaggio ha la stessa caratteristica di un diamante: è per sempre. Meno bello, meno costoso, ma per sempre. Ma come tutte le cose eterne ha il difetto di non avere a disposizione il comando “annulla digitazione”, come su Word. In questo caso, si volesse mai tornare indietro, tocca fare visita al dermatologo. Li avete mai sentiti i loro racconti?
- Tu non sai come vengono qua a studio... (a Roma non si dice mai “in studio” ma “a studio”)
- ... disperate! In lacrime mi chiedono di cancellare il tatuaggio che si sono fatte di ritorno da Sharm: “levame sto’ pesce Ghana dalla spalla che non ne posso più!”
Cosa porti una ragazza, che un giorno diventerà nonna pure lei, a tatuarsi sulla spalla sinistra un pesce africano, simbolo della fertilità marina, è un mistero che non mi affascina, mi repelle. Non fosse altro che per l’impossibilità di poter dire “nacqui, vissi, e mi contraddissi” se non all’uscita “da studio”: quando una bella crosta gigante, più grossa del tatuaggio, ricorderà per mesi i colpi di LASER per cancellarla, per non parlare dell’anno che deve trascorrere senza prenderci il sole sopra con tutti che ti chiederanno:
- Ma che hai fatto?
- Niente, avevo una scena di caccia alla volpe tatuata e l’ho tolta perché m’aveva stufato!
Lo sapevate che a Disneyland non ti assumono se hai tatuaggi a bordo?
“Perché ricordano troppo i galeotti!” sono riusciti a rispondermi all’ufficio del personale di EuroDisney a Parigi. Esagerati? Però oggi come oggi ti precludi la possibilità di essere assunto a fare Cenerentola o lo Sceriffo di Nottingham per via di uno stupido segno zodiacale tatuato sul polso sotto l’orologio. È vero infatti che una volta il tatuaggio era esclusivo appannaggio di chi, salpato alla ricerca dell’America, in caso di bonaccia chiedeva al marinaio amico “Ahò, scrivimi un po’ MAMMA sul braccio, così non mi scordo che ce ne ho una!”. Oppure s’era fatto una “vacanza” di qualche annetto alla Cayenne e “per ricordo” (ma quando te lo scordi?) s’era scritto il numero della cella. Magari per giocarselo al Superenalotto all’uscita. Non voglio nemmeno parlare di chi, non fidandosi dei propri sentimenti, si affida al tatuaggio come prova d’amore eterno e si stampa
la lettera iniziale del nome dell’amato. Fino a quando è una I, passi: dopo Ignazio, ti puoi sempre mettere con uno che si chiama Elio, modificando la I con una E facilmente. Ma quando ti metti con Bruno poi dopo come fai se ti metti con Franco? Forse un metodo per far capire quanto è inutile scrivere sul corpo qualcosa (fatta eccezione per quelli tipo “I LOVE YOU” con la bic a scuola) potrebbe essere quello di tatuarsi un codice a barre sul collo che una volta letto dalla pistola della cassa automatica dell’Ikea potrebbe far capire quanto vale un tatuaggio: niente! E poi, sentite, la vogliamo dire tutta? Farsi un tatuaggio, con tutti quegli arnesi e quel dolore, equivale a un intervento chirurgico. Non vi fa paura?

2 commenti:

Mokita ha detto...

Da sempre le parole con cui penso mi spronano ad agire.
A volte,più spesso di quello che vorrei, mi fermano.
Il binomio "PER SEMPRE" personalmente mi richiama un qualcosa di troppo ESOSO da accettare.

Ma alla fine ho superato anche questo scoglio.
E in fondo avevo voglia (e bisogno) che nella mia vita ci fosse qualcosa che durasse veramente "per sempre".
O almeno finchè anch'io sarò ancora in giro...(pensiero un pò macabro,ma passiamo oltre).

Ho un tatuaggio stilizzato,un gatto,semplicissimo,discreto,assolutamente non una carta da parati e decisamente non messo in mostra....ed è l'unica cosa di cui adesso non mi pento ogni volta che lo guardo.
Ovviamente sono scelte che bisogna fare con convinzione.Credo bisogna essere anche enormemente presenti a se stessi....

Anonimo ha detto...

credo proprio che gaddi apprezzerà! è esattamente il suo pensiero in proposito
Bravo ric....come sempre!
PS:
certo....una A tatuata sul cuore non mi dispiacerebbe....
Dani