lunedì 18 luglio 2011
La preparazione delle valigie
Non ci sarà certo tempo utile per rivedersi “Tra le nuvole” con George Clooney e la stupenda Vera Farmiga, viaggiatori del mondo per lavoro, come stanno a proprio agio loro in un aeroporto nemmeno un’hostess, per imparare il metodo di riempimento della valigia per le vacanze. È già troppo tardi e l’incubo della valigia che non si chiude è un generatore d’ansia di prima categoria. Se si è in famiglia è più facile: la moglie pensa a tutto lei sia per i bambini (compresi maschera, boccaglio, pinne, braccioli, scarponi, piccozze, caschi, senza dimenticare la Fargan) che per il marito che non deve fare altro che sistemare, come sempre, le cose “legali”: i biglietti, i passaporti, i soldi, le chiavi della macchina, della casa, della cantina, le carte di credito, i traveller’s cheque (scherzo, ve li ricordate? Facevano venire la paura di essere ricchi), le cartine autostradali se è ansioso, e il navigatore se è un pigro, che ci vuole? Niente, e infatti ci pensa lui. Ma vorrei proprio vederlo a ruoli invertiti: una frana, con mille domande a tutti i membri della famigliola? “Tesoro che ti serve? Il triciclo? E tu piccola vuoi tutto il set dei peluche dietro altrimenti non dormi, vero?”. Davanti una valigia vuota l’essere umano dà il peggio di sé, e si ritrova in balia dei soliti archetipi: un uomo si sentirà sempre un esploratore e pensa al peggio che può capitare per far vedere a Madre Natura che lui può affrontare un tornado esattamente come una partita a briscola. La donna è più fortunata: con un beauty-case ha risolto tutto, il resto si compra! Sembra un test psicologico: dimmi come fai la valigia e ti dirò chi sei: troppa roba? Sei un ansioso: pensi che anche a Follonica possa servirti il permanganato di sodio per dare una sciacquatina all’insalata dei bambini. Poca roba? Ti svenerai con i conti del laundry dell’albergo. Invece questa sarebbe la circostanza adatta per dimostrare a se stessi il proprio grado di saper vivere: poco, di gusto e soprattutto velocemente devono essere le caratteristiche della valigia perfetta. Un metodo per riuscirci potrebbe essere quello di scriversi una lista, con l’accortezza di fare, una volta rientrati, il diario delle effettive esigenze vissute: troppi pullover, troppi costumi, e invece serviva un ombrello e una camicia in più. Ma chi ci pensa, se poi, non appena si torna, l’unica preoccupazione è quella di buttare tutto in lavatrice per dimenticare completamente le vacanze, che alla fine stufano pure quelle? La verità è che i tempi dell’Orient Express sono finiti da un pezzo, i bauli di Vuitton che venivano spediti un mese prima sono diventati un coffee-table da salotto. Le vacanze si chiamano ferie e sono un incastro nel calendario dove il divertimento o meglio la “svaccanza”, come la chiama giustamente Dago, sono un obbligo peggio del Capodanno. Alla fine il problema rimane sempre quello: la valigia non si chiude e non si chiuderà mai! Una cosa però, datemi retta, portatela sempre: una bustina di Bentelan. Non si sa mai...
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5 commenti:
Caro Riccardo, tra 5 giorni si parte per le vacanze e per farti capire: in 6 stiamo andando con 3 macchine per il problema valigie....quella delle donne naturalmente, sempre troppo grandi! :D La lista la faccio anche io...ma è lunghissima, risultato: indosso la metà della roba portata!
Però è sempre bello....sono quelle poche certezze della vita di una donna! ^__^
Il baule di Vuitton come coffe-table! Très chic! Buona giornata a tutti
Brunella
è un po' seccante fare le valigie, però non vedo l'ora, l'unica scocciatura è quella di dover portare i libri dell'università perchè comunque ci sono gli esami di settembre e la memoria va rinfrescata.....
anna
Un camper. E' l'unica soluzione per illudersi di poter portare una parte di casa insieme a noi nelle nostre vacanze. Mi sono sempre immaginata, io che sono affetta da 'Sindrome da Protezione civile', detta anche 'da Giovane Marmotta', che, in tutti quei piccoli spazi e cassettini, si possano occultare decine di fantastiche cose che certamente serviranno in una vacanza che si rispetti, in giro per il mondo. Con l'illusione di avere ancora una sorta di protezione casalinga!
Baratterei, però, volentieri un camper, almeno nella mia fantasia, con un resort in riva a qualche mare esotico. Lì, servirebbe proprio poco da mettere in valigia.
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