I quadri. Un nome spaventoso: non sono quelli di casa. Sono quelli di scuola. Appesi in una bacheca di legno chiaro, da poco, con il vetro sottile, con la toppina della serratura, quasi da casa delle bambole. Basterebbe appoggiare leggermente una mano per mandare tutto in frantumi, compreso quello che c’è dentro: i risultati dell’esame di maturità. Nemmeno la Gioconda è stata mai guardata con tanta cupidigia come quei pezzi di carta formato A3, recanti in una parola o nella sua negazione, un giudizio universale. Forse non c’è in tutta la nostra vita un timore più legato all’incertezza come quello sguardo febbrile a quei pezzacci di carta che recheranno la prima sentenza della nostra vita. Come una mannaia sulle nostre teste, una lama che potrebbe fermarsi, ma non è detto fino a quando non leggi, fino a quando non senti che si blocca, fino a quando il sibilo dell’aria smossa dalla lama non si arresta all’improvviso... un pollice che, a prescindere da COME sia andato l’esame, rimane orizzontale fino alla completa comprensione della lettura della parola micidiale: MATURO. È solo insicurezza, d’accordo, ma c’è. E non la togli: magari impazziscono tutti e scrivono la parola sbagliata che nemmeno vuoi pensare. In quel caso immagina pure un boia vestito da ferroviere che s’incammina sul binario numero uno della tua vita, arriva alla fine della pensilina, prosegue a piedi sulle rotaie incurante della scritta “non attraversare i binari” per arrivare a una grande leva. Alza le braccia, le appoggia sopra un pomellone e ride sardonico verso il tuo sguardo umido: sta spostando la leva di uno scambio che ti manda dritto dritto verso un’altra vita, non quella di tutti i tuoi compagni di scuola ma chissà dove, “è andata così, mi dispiace, io eseguo gli ordini” ma sotto sotto gli viene da ridere, vorresti ucciderlo ma è impossibile, è tutta un’immaginazione, no? Ma certo pensa pure che “tutto andrà bene, in fin dei conti lo scritto pare che l’hanno toppato tutti, io all’orale sono andato benino, no?”. Te lo ripeti come una litania e anche gli altri vedi che lo ripetono tra sé e sé. Anche se pensano al traghetto per la Grecia, che non hanno prenotato apposta per tripla o quadrupla scaramanzia al contrario con salto mortale!
Quella mattina andrai a scuola per l’ultima volta della tua vita, a maniche corte con una maglietta che speri di bagnare presto con gavettoni di felicità! E mentre leggerai MATURO, non farai in tempo a urlare la tua gioia che incontrerai lo sguardo di una biondina che, non lo sai ancora, ma ti farà scordare quella che pensavi essere l’ultima paura della tua vita! Te li farà prendere lei gli spaventi veri e io te l’auguro perché della maturità non ti rimarrà nient’altro che un incubo ricorrente ogni 5 anni. Circa.
domenica 15 luglio 2012
giovedì 5 luglio 2012
Solo per stasera
Solo per stasera, amiche, amiche mie, vi do una dritta pazzesca, da mettere in pratica solo stasera. Oggi è una sera d’estate, fa caldo, forse un paio di amici hanno organizzato un’insalata di riso, per stare un po’ insieme, fare due chiacchiere, qualcuno durante la serata si aggiungerà, molto bene, tutto tranquillo. A un certo punto, stasera, cambierete improvvisamente atteggiamento urlando: “Metti subito RAI UNO!”. - “Che succede?” vi chiederanno spaventati, e voi trionfanti, sprezzanti e saccenti risponderete: “C’è lo Strega! Ma ché non lo sai? Forza, metti Rai Uno subito!”. Ecco la dritta, dovrete parlare con la stessa passione, la stessa foga, e lo stesso coinvolgimento con il quale i vostri mariti, compagni e amici parlano di calcio, TUTTO L’ANNO!
Come? Ecco qui: dando per scontato certi concetti come fanno loro (come si fa a non sapere che Cassano gioca col 10?). Invece voi: “Trevi, Piperno, Carofiglio! Rizzoli, Mondadori, Ponte alle Grazie, ti rendi contoo? Ma stasera come può finire, Dio aiutami per favore!”.
Voto dopo voto, paletta dopo paletta, guardando i risultati alla lavagna potrete esclamare qualsiasi cosa: “NOO! Ma sono matti, ma così non ce la potremo fare mai!”.
Nessuno vi capirà e finalmente farete provare la brutta sensazione dell’essere emarginati, di essere fuori da un giro, di non contare niente, di non avere uno straccio di argomento da utilizzare in un momento pazzesco come questo. Dovete sapere a memoria i vincitori degli ultimi anni del premio (Ammanniti, Giordano, Scarpa, Pennacchi e Nesi) come anche i primi storici vincitori (Flaiano nel 47, Cardarelli, Pavese, Moravia), le loro case editrici, esattamente come le squadre di calcio, è uguale: Mondadori, Bompiani, Longanesi, Rizzoli (erano i cognomi dei loro presidenti, proprietari e fondatori, erano persone, non marchi!). Alla prima pubblicità potrete chiedere arrogantemente di svuotare i posacenere e di avere un gelato o addirittura, vista l’ora e lo stress, un giro di vodka! Alla fine, magari tardissimo, chiederete di tornare a casa , magari con il muso lungo, senza parlare, se il vostro scrittore preferito ha perso, o nel caso di andare a fare un giro a Piazza del Popolo per farvi un tuffo nella fontana e una foto ricordo a cavalcioni dei leoni con in mano, pensate, UN LIBRO, urlando: “Facci sognare, Piperno facci sognare, Facci sognare, Piperno Facci sognare!” Ma com’è?
Come? Ecco qui: dando per scontato certi concetti come fanno loro (come si fa a non sapere che Cassano gioca col 10?). Invece voi: “Trevi, Piperno, Carofiglio! Rizzoli, Mondadori, Ponte alle Grazie, ti rendi contoo? Ma stasera come può finire, Dio aiutami per favore!”.
Voto dopo voto, paletta dopo paletta, guardando i risultati alla lavagna potrete esclamare qualsiasi cosa: “NOO! Ma sono matti, ma così non ce la potremo fare mai!”.
Nessuno vi capirà e finalmente farete provare la brutta sensazione dell’essere emarginati, di essere fuori da un giro, di non contare niente, di non avere uno straccio di argomento da utilizzare in un momento pazzesco come questo. Dovete sapere a memoria i vincitori degli ultimi anni del premio (Ammanniti, Giordano, Scarpa, Pennacchi e Nesi) come anche i primi storici vincitori (Flaiano nel 47, Cardarelli, Pavese, Moravia), le loro case editrici, esattamente come le squadre di calcio, è uguale: Mondadori, Bompiani, Longanesi, Rizzoli (erano i cognomi dei loro presidenti, proprietari e fondatori, erano persone, non marchi!). Alla prima pubblicità potrete chiedere arrogantemente di svuotare i posacenere e di avere un gelato o addirittura, vista l’ora e lo stress, un giro di vodka! Alla fine, magari tardissimo, chiederete di tornare a casa , magari con il muso lungo, senza parlare, se il vostro scrittore preferito ha perso, o nel caso di andare a fare un giro a Piazza del Popolo per farvi un tuffo nella fontana e una foto ricordo a cavalcioni dei leoni con in mano, pensate, UN LIBRO, urlando: “Facci sognare, Piperno facci sognare, Facci sognare, Piperno Facci sognare!” Ma com’è?
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