Sette meno un quarto suona la sveglia (suoneria arpa) dell’iPhone, ti butti giù dal letto, vai in bagno, poi in cucina per organizzare la prima colazione, se sei furbo hai messo ieri notte già fuori le tazze i bicchieri i cucchiai e ti sembra quindi di aver fatto già metà del lavoro. Mentre aspetti il caffè svegli i bambini, li mandi in bagno, gli fai fare colazione, li vesti, ti vesti, esci, compri il giornale che non riuscirai mai a leggere, trovi la macchina messa chissà dove ieri sera (cioè appena 12 ore fa) e li porti a scuola: sono le 8, forse le 8,10 e non ti neghi un altro caffè al bar davanti la scuola in compagnia di altri genitori più o meno assonnati come te, individui immediatamente i divorziati da quelli che ancora stanno insieme e fai un rapido esame di coscienza per capire quale gruppo ti sembra più consono a te a prescindere dal tuo personale stato civile. Forse ci scappa un cornetto, vai in ufficio dopo aver parcheggiato inutilmente e dopo aver perso un’altra mezz’ora ti riprometti di prendere i mezzi pubblici una volta o l’altra. Lavori, vorresti stare a dieta a pranzo, ma alle 1250 ti avvisano che “per lavoro” c’è un bel lunch da affrontare. Ordini un’insalata ma t’impongono qualcos’altro, devi accettare, come anche di seguire i discorsi con sorrisi e riflessioni ficcanti. Torni in ufficio, chiami tua madre o la babysitter o la tata per controllare se con i bambini è tutto ok. Lavori, mail, telefono fisso, telefonino, riunioni, con un pezzo di vita privata che cerca d’introdursi in orario di lavoro come una riunione di condominio da fissare, il consiglio di scuola, una cena da organizzare. Torni a casa facendo svariate commissioni di tutti i tipi dalle scarpe da ritirare ai libri di scuola che non erano ancora arrivati, al motorino che è morto, tutto questo passando davanti alla palestra, tanto per farti prendere una bella botta di sensi di colpa. Parcheggi la macchina e ti viene in mente quell’immagine che hai appena visto di quella ragazza di Milano che con gonna e tacchi si è rotolata sotto una saracinesca della metropolitana per uscire dalla stazione e non rimanerci dentro, in gabbia. Ti riprometti di non prendere i mezzi pubblici e mentre chiudi la macchina con un colpo di telecomando automaticamente ti scordi di dove l’hai messa, te ne accorgerai solo domani mattina che te lo stavi dimenticando in questo momento. Ah, la spesa, che prepari stasera per cena? E pensi in un loop senza fine “Primo e secondo, no solo secondo, no solo contorno, no solo uno yogurt e vado a letto. Ai bambini che gli do?”. Arrivi a casa e comincia il Maracanà. Dovrai rilassarti, ma come, ma quando soprattutto? Che c’è in televisione? Ballarò, così ti vengono pure un po’ di nervi, e allora ti versi una vodka dopo aver mangiato primo, secondo, poco, un dolcetto, piccolo. Stai sul divano e la palpebra ti sembra la parte più pesante del tuo corpo. “Ma che vita è questa? Che vuol dire? Basta!” pensi quando vai a letto. E prima di dormire arriva un’idea: “Domani però mi taglio i capelli.”.
PS: la foto non c'entra molto, come altre volte in questo blog
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
14 commenti:
Togli i bambini hai descritto me.
Quel "cornetto" di prima mattina potrebbe avere un significato ambiguo...
Tutto ( tristemente ) vero! Personalmente la chiamo la "SINDROME DA FRULLATORE IMPAZZITO"... Quel tuffo nel vortice che facciamo ( chi più chi meno )ogni giorno senza ricordare dove si trovi il tasto per spegnere gli ingranaggi. Basterebbe togliere la spina, allora, no??? No, non si può (o non si vuole in fondo) e al nuovo suono di sveglia siam pronti a lanciarci dal trampolino a testa in giù...
Grazie Ric, cuore sensibile, per leggere così bene la realtà!
Buon TUTTO!
Mg
fenomenale!!! mi ha ricordato un mio post. Posso consigliartelo? E io te lo consiglio comunque. http://lorecianfa.blogspot.it/2011/11/i-piaceri-dellitalianita-parte-prima-il.html
Penso invece che la foto (molto bella)c'entri e ci stia dicendo, anzi gridando che è ora di scendere dalla ruota cari cricetini! Che grande talento hai a saper dipingere sceneggiature sempre così vere e sempre così poetiche!
Io ringrazio ogni mattina di dover solo pedalare per raggiungere il mio studio e guardo ammirata chi riesce a gestire anche una famiglia. Che eroi!
ti viene da leggere il post con la tua cadenza e velocità e ti dici...troppa frenesia, stop!
In effetti..... Guccini diceva:il medico dice "sei depresso", nemmeno dentro al cesso possiedo un mio momento!
Ogni tanto dovremmo proprio fermarci, riflettere davanti a tutte le cose che "dobbiamo" fare ed invocare il grande capo, come chi...???? estiqaaatsi...aiuta a vivere meglio (tipo se arrivo tardi il mio capo s'incavola...estiqaatsi!!!!)
Chi ce lo fa fare?
La foto è bellissima, secondo me c'entra molto, invece!
:)
Ti viene da tirare il fiato alla fine come se si dovesse andare davvero a dormire, con la stessa stanchezza, la tua, la mia,quella di tanti altri, la foto mi sa di messaggio subliminale inviatoti dal tuo cervello, siediti e contempla ... almeno la foto, almeno per un po'. Buonanotte, sogni d'oro.
Bellissimo racconto :)
due Alessandra..wow :) ma io sono la prima :D
Ma siamo proprio tutti uguali? Bhe, come si dice, "mal comune, mezzo gaudio!"
Alessandro
Posta un commento