Squilla il telefonino giovedì pomeriggio in un’ora in cui normalmente non squilla mai, sono le 16.22, oppure le 15.08, (fateci caso, andate a vedere “registro chiamate”, non squilla mai, chissà perché) e una voce annuncia: “Ragazzi, questo weekend raccogliamo le olive da me, venite?”. “Dàiiiii!”. Finito. Comincia il weekend che da vecchi ci farà dire “Eh, da giovane andavo a raccogliere le olive, che risate...”. È proprio vero che il tempo è galantuomo. Cominciamo dalla sveglia “Oggi andiamo da Luca a raccogliere le olive, ti ricordi? Gliel’abbiamo promesso!” - “Oddio come mi vesto?”. Si tirano giù dall’armadio i sacchi destinati in parrocchia per prendere quei maglioni ancora ottimi ma che per un motivo o per l’altro non si sono quasi mai indossati, (normalmente coloracci presi euforicamente in compagnia di una ragazza che ci piaceva e che non abbiamo più rivisto). Si va nello sgabuzzino e in fondo (“una volta o l’altra dovrò pulirlo”, questo poteva essere il week end giusto ma vai a raccogliere le olive!) si trova finalmente quel paio di stivali Superga verdi con la para beige di nostro padre che non avete mai usato se non una volta alle elementari quando si era allagata la palestra. Tutto nella sacca, una sdrucita apposta dove c’infilate anche un cambio citizen ma alla “Capalbio” per capirci, quello shabby chic che ci fa sentire disgraziati e milionari contemporaneamente e la voce ti cambia appena entri in una di quelle case arredate così. Si parte! Dove? Pochi chilometri fuori città, pochi, talmente pochi da rimanere delusi: “credevo fosse più lontano...” (e certo, perché di queste operazioni la cosa più bella è il viaggio carico di aspettative, tutto il resto è un interminabile sabato del villaggio). Si parcheggia, cominciano i saluti: tutti vestiti come voi, coloracci e stivali già sporchi della qualunque, nessuno sa fare niente, se non dire questa magica frase: “Ammàzza però, che bella la campagna!”. “Allora, si comincia?” urla Luca, il padrone di casa. “Dài, forza!”: vi sembra impossibile, eppure alla terza saccocciata di olive, saltano le vertebre L5 e S1 contemporaneamente. Dopo appena 30 minuti, vi fa male tutto, anche le ginocchia, nessuno parla più, nemmeno della Roma, e comincia a serpeggiare il pensiero che è la prima e ultima volta della vostra vita che fate una cosa del genere, che la campagna è bella solo in cartolina e che era meglio stare a casa a ritagliare i giornali e a buttare la roba dello sgabuzzino. Ma attenzione: alle 14, quando non avete più speranze, il sudore gocciola sulle mani sporche di terra, il naso cola, il fazzoletto non lo avete dietro (non volevate sporcarlo), un urlo meraviglioso alle vostre spalle annuncia: “È pronto!”. Improvvisamente un sorriso guasto dalla fatica affiora e vi ritrovate tutti quanti a tavola davanti a un salamino, il tempo di lavarsi le mani e recupererete il vostro essere shabby chic “dentro”. Vi muoverete al rallenty, sarete stupendi, seduttivi, charmant, e quando arriva il pane bruscato con un filo d’olio sopra, direte “ammazza che buono, siamo proprio bravi”, e il contadino che ha organizzato tutto nemmeno vi dirà che è quello dell’anno scorso, ma che c’importa? Abbiamo appena costruito il più bel ricordo bluff della nostra vita: la raccolta delle olive.
E quest’anno, fatemi la cortesia, una tanica da 5 e passa la paura!
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9 commenti:
Ti adoro!
Ma quando posso rivederti a teatro?
Sempre molto simpatico :) vai cosi Riccardo
Mi sa che avete appena fatto in tempo a raccoglierle, io ieri, per fare Civitavecchia_Pisa ci ho messo 10 ore e ho visto una distruzione mai immaginata. :-( Sabrina
A little less conversations, a little more actions dice: "ogni tanto fate qualcosa di buono".
PS: mai fidarsi di chi dice, ti adoro.
A little less conversations, a little more actions pensa, come mai sulla "raccolta delle olive" così pochi commenti? Buttate quei fottuti tablets e chinate la schiena, giovinetti contaminati dall'iperedonismo contemporaneo.
Come le rondini arrivano in primavera, nei pronto soccorso arriva fatale l'epoca dei traumatizzati da caduta da olivo!
Tutto sommato ti è andata bene.
bellissimo...la nostra raccolta delle olive ci sarà l'8 dicembre!
l'alba dietro il gran sasso, il rito della vestizione a strati, il primo caffè bollente quando fuori senti le narici e i pensieri che si gelano al contatto con l'aria, l'odore delle olive sulle mani e la campagna che cambia colore di ora in ora.
ma vuoi sapere, riccà, il ricordo più caro? il rito del pane e salsiccia alle dieci, il sapore meritato dopo il duro lavoro :)
Poi che piacere assaporare il frutto delle proprie fatiche!...per non parlare dell'alibi psicologico che ci si crea per affrontare gli spuntini ipercalorici senza alcun senso di colpa! Proprio come quando si fa la sosta al rifugio tra le piste innevate! Ho constatato che a me, forse perchè faccio un lavoro cosiddetto intellettuale e passo dal tavolo da disegno/pc al cantiere, tornare ogni tanto alla terra fa un gran bene! Oltre alle olive consiglio anche le ciliegie!
Quante braccia rubate all'agricoltura!!!
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