I consigli degli amici sono la cosa più bella del mondo, sono gratis e non servono a niente. Nessuno si mette in imbarazzo se non li metti in pratica, e se invece li segui e poi la faccenda in questione va bene sarai contento di dire “meno male che t’ho dato retta” se invece la situazione si mette male non potrai dire “te possìno, t’ho dato retta” perché l’altro risponderebbe sempre, “ahò, ma io che ne sapevo?”. Quindi te ne stai zitto a scontare il problema rimuginando sul fatto che a quell’amico non solo non gli chiederai mai più un consiglio ma nemmeno come sta! Eppure, non si sa perché (anche Margherita Hack se lo chiede spesso senza riuscire a darsi una risposta) quando siamo indecisi, ricorrere all’aiuto di un amico per chiedere un consiglio sembra davvero l’unico modo per trarsi d’impaccio.
La verità è che non vogliamo prenderci la responsabilità di una decisione e quindi gliela buttiamo addosso con una frasetta semplice e innocua ma che nasconde un trappolone: “Tu che dici?”. Lui sa cosa rischia e risponde in un modo che COMUNQUE vadano le cose, lo salva. Uno fra tutti? Ponzio Pilato. Ergo, non si ottiene niente e ci si ritrova con il problema irrisolto.
Invece ecco come bisogna fare quando veramente si ha bisogno di un consiglio. Non bisogna andare mai da chi ci conosce veramente bene, dall’amico del cuore, mai! Non per cattiveria, ma per troppo affetto avrebbe lo sguardo offuscato dal facile risultato da farci ottenere, e per far bella figura lui: “Hai visto? Cosa ti avevo detto? Sei contento?”. No, bisogna andare dall’amico defilato, dal buon conoscente, dal grande teorico, bisogna offrirgli un caffè o meglio chiedergli se ha tempo di prendere un caffè con noi per darci un consiglio. Non dirà di no. Davanti a un Tazza d’Oro non potrà esimersi dall’ascoltare con attenzione tutti i nostri preamboli, i ritratti dei personaggi, ove mai non li conoscesse già e insomma, la scena è questa: noi genuflessi a parlare sottovoce per non farci sentire da nessuno e lui concentrato all’ascolto come un confessore, non ci guarda mai, niente, solo qualche cenno del capo in senso assertivo, (il NO non prevede movimenti in casi come questi: sta fermo immobile? Vuol dire no). Poi piccola pausa e si fa la domanda di cui sopra: “Tu che dici?”. Da parte sua seguirà un grande respiro e forse una piccola insignificante (alle nostre orecchie) domanda. Ma nel momento stesso in cui la farà, i nostri occhi si spalancheranno sulla VERITA’ e avremo la tentazione di dire “ho capito!”. Stiamo zitti, o si offenderà a morte, facciamolo parlare: la risposta sarà breve e secca. Solo questa è la forma di un vero consiglio. Ricordate inoltre che se a una donna potete chiedere un consiglio su TUTTO, a un uomo non si chiede mai un consiglio su una donna: sarà sempre sbagliato. Tutto chiaro? Bene.
Eppure, non so perché, alla fine di questo pezzo, mi viene in mente mia Nonna che alla fine dei miei discorsi mi diceva sempre: “Ma fa’ un po’ come ti pare!”.
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7 commenti:
Tua nonna aveva capito tutto.
Anche io seguo grosso modo questa filosofia e non per menefreghismo ma perchè, in ogni caso, darei il consiglio sbagliato.
Ciao grande Ric!
Sono tutti bravi a dare consigli agli altri ma non a decidere per sé stessi....a parte la nonna...quanta saggezza!! Io non do e non ascolto consigli anzi gli ascolto ma tanto fo' come me pare..per non fare danni agli altri e a me stessa!!! Buona giornata Ric!
Evviva la nonna! Io preferisco sbagliare da sola...mi riesce benissimo! L'ho capito dopo molti caffè ;) Aggiungo anche - per le donne - che nemmeno ad una donna si chiede mai un consiglio su un uomo...a meno che non sia veramente fidata e disinteressata...praticamente solo la mamma!
Bel post, complimenti! ma non ci sei più a cuochi e fiamme?
Tranquilli, per qualche puntata e poi torno!
Caro Riccardo,
è in vacanza o possiamo vederla a teatro o in tv? Sembra strano ma anche se non la conosco di persona a volte mi viene voglia di vederla ed è spiacevole non poterlo fare.
Spero di non essere stata invadente...
Al Teatro dei Satiri a Roma dal 20 febbraio
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