Ieri sera a cena, ristorante, al mare, caldo, ma meno del
giorno, arriva il cameriere che chiede da sopra una fiamminga colma di pezzi
già tagliati: “Chi vuole l’anguria?”. Era una domanda gentile, il cocomero era
rosso, tagliato a blocchetti, tutto intorno polpa di ghiaccio, insomma invitante.
Ma il mio amico Paolo, con un soffio di voce, bella e piana, dice:
- Io la odio.
HA RAGIONE LUI!!!
Il cocomero è pericolosissimo: non vi è mai capitato quell’amico,
invitato a cena, che ti dice, “guarda che ho portato?” tutto bello tronfio col
suo cocomero gigante. Che ti ridi con quel ghigno? Mi hai appena regalato un
problema. Primo: taglialo! Con che? In casa non ho un coltello, seppure
professionale, che riesca a tagliarlo con ordine. Serve almeno una scimitarra,
o un machete. Dividilo in due, e mettilo in frigo: non entra! Io ti odio, ma
non puoi dirlo. Allora cominci a tagliarlo, in quattro, mettilo in frigo: non
entra! Io ti ammazzo, ma non puoi dirlo. Mi stai rovinando la cena, io sto in
cucina a tagliare st’anguria, che sgocciola da tutte le parti quell’acqua rosa
che non ha carattere, piace solo alle formiche già in colonna, io sono tutto
appiccicato, prendo il domopack, che non si attacca alla bestia, allora comincio
a preparare le fette che sto tagliando con un coltello finalmente di proporzioni
normali, e poi dico “come lo faccio?”. A piramide, a cono, a fette, a pezzi,
alla romana, mille dubbi, sudo, il vapore acqueo dei paccheri che stanno
bollendo e forse si stanno addirittura scuocendo mi sta accecando, la cucina è
un bagno turco, e già penso a quando di questo frutto della terra non rimarranno
che le bucce orrende, abbandonate sul piatto, che dovrai buttare subito e non
entrano nemmeno nel secchio della spazzatura di Ikea: anche da morto, un
cocomero dà problemi. Improvvisamente mi ricordo che IO SONO IL PADRONE DI
CASA, e mi sta cambiando l’umore, avevo messo la musichetta carina, avevo
preparato tutto e adesso sto dietro a questo tuo maledetto regalo, mentre tu
stai di là a fa’ lo scemo con le amiche mie, io non saluto nessuno e tu invece fai
la star. Perché ti ho invitato? A ripensarci non trovo un motivo, sei uno di
quelli che sbaglia i regali, che non ha la percezione della circostanza, sei
uno di quelli che porta un oggetto voluminoso da 12 chilogrammi, un cocomero! Ma
portami una bottiglia di champagne piuttosto, no? Quella scicchissima bolla
elegante fresca mi avrebbe permesso al terzo flute di abbandonarmi a questa
considerazione: il cocomero va lasciato, giustamente, solo a Linus e alle sue
speranze. Noi invece dobbiamo solo struggerci nel ricordo di quando si provava di
notte con i motorini senza casco ad andarlo a rubare da un campo sulla
provinciale di Nettuno, cercando in realtà d’intercettare l’alito fresco di
mela di quella biondina che ci ansimava vicino con un accendino per vedere se lo
si trovava nel buio di una notte con la luna a metà, sperando in un’esitazione,
in quel fatale attimo di silenzio che poteva forse permettere di darle quel
bacio eroico…
E adesso fammi una cortesia, vattene e porta giù il sacco
con le cocce! E stai attento per le scale, perché scola!