Ora che il mese più bello dell’anno, ottobre, è finito,
sento che nella piogge avvenute a Roma, c’è stata molta più verità di quel bugiardo
settembre precedente, più una seria propaggine di agosto che non un preludio
all’ottobrata che a noi romani piace tanto. A settembre ho sofferto: faceva
caldo, troppo, era umido, non ci sono stati quei diluvi improvvisi degli ultimi anni che ti facevano dire
“si è rotta l’estate”, non c’è stato nemmeno il “brusco” calo delle temperature
che tanto ci aspettavamo di sentire dai TG: non è stato brusco e nemmeno
“lieve”. Le temperature erano stazionarie. A ottobre, invece, negli ultimi
giorni, ho provato un breve primo brividino, subito mi sono detto “ecco, adesso
DEVO mettere il plaid sul copriletto”. Ma mi sono fatto una sudata che nemmeno
la tachipirina... Ho provato a farmi una tisana per convincermi che “Oh,
stasera mi sa che sento un po’ freschetto, casomai mi faccio una tisana che
così non mi ammalo!”. Una tazza rovente che mi ha ustionato! Ma insomma quando
arriva quest’autunno? Quando?
Dissolvenza...
Un libro giallo, un titolo azzurro: Fiordalisi. Letture
della scuola primaria. Vedo un bambino (me medesimo, chiaramente) con un
grembiule blu e quel libro dentro alla cartella, insieme alla pizza rossa
piegata in due dal panettiere (contro il mio desiderio, perché poi una fetta
diventava doppio pomodoro, l’altra era senza, e quando glielo dicevo lui mi
rispondeva “mangiala piegata”, e io gli dicevo, “ma così dura di meno” e lui mi
rispondeva “ciao, vattene.”). C’è anche un astuccio con 12 matite colorate,
marca Giotto, (il rosso era il primo a finire, il rosa l’ultimo). Pioveva sul
marciapiede, l’asfalto era lucido, davanti al cancello spalancato della scuola
che mi aspetta tutto aperto c’è il portiere della scuola che terrorizza tutti
“attenti a quegli ombrelli quando li chiudete, che vi vanno negli occhi!”. La
bidella invece aspetta queste furie sull’ingresso della scala (manco fosse il Chrysler
a New York) dove sfrecciano tutti per raggiungere i corridoi dove sono le
classi. Vicino a ogni porta l’appendiabiti lungo metri e metri, ha due pioli
per uno, quello più corto per il cappotto da mettere sotto e quello più lungo
sopra, per il cappello (!): erano di legno e probabilmente lo sono ancora. “E
l’ombrello bagnato dove lo metto? Sotto o sopra il capotto?”. Che dubbi
amletici, i primi grandi dubbi della vita di un bambino di sette anni! Quel
bambino coi calzoni corti che vola in classe felice ad attaccare i rotolini di
carta fatti con le stelle filanti su un foglio di carta Fabriano con
l’inevitabile Coccoina, o che nei prossimi giorni, quando non pioverà più,
dovrà raccogliere una foglia ingiallita caduta a terra da un platano, per
disegnarne la sagoma su uno strato di DAS, colorarlo a tempera quando si sarà
seccato, per poi farne un portacenere da regalare a Nonna che lo metterà sul
tavolino basso del salotto per dire alle sue amiche durante un tè “l’ha fatto
mio nipote!”.
Questo è Ottobre.
L’ho imparato sul libro delle elementari.
2 commenti:
Avevo anch'io lo stesso libro di Italiano...che bello....condivido in pieno tutto...ci vediamo il 9 a Milano.
A me invece la pizza rossa di Primo in viale mazzini piaceva piegata...Comunque siamo in piena estate di San Martino ,-)
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