Quando uscivi di pomeriggio alle quattro con il motorino e l’aria sulla faccia che ti faceva sentire padrone del mondo, c'era il rito che aspettavi da una settimana: andare in discoteca, dove senz'altro avresti trovato quella fidanzata che avevano tutti eccetto te, e per non dare nell'occhio sembrando quello che ci va solo per questo motivo, ti eri portato un'amica che era rimasta senza passaggio per un motivo qualsiasi e aveva accettato volentieri a patto di fare la scena di entrare insieme e poi sciolti, ognuno per conto suo. Le cose sarebbero andate per conto loro ma la domenica pomeriggio vedevi una puntata di Discoring sulla Rai e notavi che la sigla era stata girata proprio al Much More di Roma: la tua discoteca, la tua, solo tua poteva essere perché nessuno la conosceva meglio di te e lunedì a scuola dicevi "Io ci sono stato! Forse quello col piumino ero io, forse quella ragazza bionda l’ho vista, mi sembra che ci ho ballato, forse, non mi ricordo c'era un sacco di gente...". Forse, forse, forse era tutto un forse, perché non c’era nemmeno il videoregistratore, e non potevi rivederti ma nessuno poteva smentirti, ti ricordi che c’era quel pullover di Benetton beige con i rombi, che era quello che aveva lei, e in quei giorni ti sembrava di vederlo dappertutto...
Qual era stata la realtà di quel sabato pomeriggio?
La verità era che l'amica tua se ne era andata a pomiciare con uno più grande di te di soli due anni, ma che ti sembrava un uomo fatto, uno che prende le decisioni, uno che guida la macchina, uno che vive da solo, uno che lavora, spaccia, che è andato in galera, ha già visto tutto il mondo, ha la barba, ha gli occhiali, è pieno di soldi, ha tutte le donne del mondo, uno più vecchio di tuo padre, che è vecchio da quando tu hai un'ora di vita.
E quindi tu eri rimasto solo a fare che? Beh, innanzitutto a renderti conto di dov'eri: era la discoteca con gli effetti speciali, e te ne andavi in galleria, era un ex cinema, a cercare di capire come funzionava il laser, ma quando ti eri accorto che un ragazzo tuo coetaneo lo pilotava con un aggeggio e già solo per questo era fichissimo e infatti stava con una bionda vicino che lo abbracciava, non ti rimaneva che andare dal deejay a far finta di chiedere che disco era e lui non te lo diceva o te lo diceva ma non si faceva capire. Quindi riscendevi giù in pista a cercare un varco tra tutti quelli che ballavano per muoverti da solo senza osare di posare lo sguardo su nessuno perché ti sentivi fuori da tutto, comunque.
Alla fine non ti rimaneva che chiedere la consumazione al bar e se il barman ti salutava un’inezia più cordialmente ti sembrava che fosse il tuo amico più caro e tu di conseguenza lo eri, forse perché capiva quanto eri sfigato, quasi come lui che ti serviva un drink... (un drink? una coca!)
poi tu chiedevi proprio una coca perché ti sembrava che chiedere "una coca" fosse più fico di chiedere "una coca cola" che era troppo infantile perché avevi visto che John Belushi in The Blues Brothers chiede “una coca!” e basta e quindi tu sei fico come lui a chiedere "una coca" e basta, senza aggiungere "cola".
Alla fine della serata, che poi erano le sette o forse le sette e mezza di sera, potevi tornare a casa dai tuoi:
- Che hai fatto?
- Niente...
E per una volta era vero.
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